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Ventiquattro anni fa, in questi stessi giorni, la mattina del 4 giugno 1997 per la precisione, veniva ritrovato, impigliato fra i rami del Wolf river a Memphis, il corpo senza vita di Jeff Buckley.
Una morte tutt’ora avvolta nel mistero: un’uscita in auto verso lo studio di registrazione interrotta dal richiamo dell’acqua, un bagno in piena notte con vestiti e stivali lasciati addosso, canticchiando “Whola Lotta Love” dei Led Zeppelin, si dice, e poi qualcosa che tirò giù, all’improvviso, nell’abisso.
È quasi un contrappasso scomparire fra le acque per un cantautore come Jeff Buckley che ha riempito il suo repertorio canzonistico di elementi legati all’acqua, dalla pioggia alle sirene, dagli oceani alle cascate, finanche agli innumerevoli quanto oscuramente premonitori riferimenti alla morte per annegamento.
Tanta acqua, è vero, eppure la più bella visione che Buckley ci ha regalato è legata all’aria e al cielo: “Siamo angeli con una sola ala, per volare dobbiamo stare abbracciati“.
Ho letto in un libro che il concerto che Jeff Buckley tenne l’11 febbraio del 1995 al Bataclan di Parigi (luogo poi divenuto famoso per motivi purtroppo extra-musicali) fu un’esibizione indimenticabile, con il cantautore californiano che bruciò letteralmente sul palco dando vita a un momento di manifestazione della grazia in Terra.
Manco a dirlo, il disco più bello, quello in cui Jeff Buckley mette tutto sé stesso, è appunto “Grace”.
Ecco, sicuramente non aver potuto vedere un’esibizione dal vivo di Jeff Buckley, cosa che accomuna molti di quelli che come me sono nati a metà degli anni ’80, è un rimpianto insanabile dell’esistenza.
Per fortuna il mondo della musica, e dell’arte in generale, è pieno di echi e di riverberi. Come il concerto per sirene d’acqua dolce organizzato da Vinicio Capossela sull’isola Maggiore del Lago Trasimeno (giusto per tornare al tema del richiamo dell’acqua) in una notte d’estate del 2015: dopo due ore di musica medievale suonata da Capossela e dai suoi, ecco materializzarsi sul palco, forse come giusto e meritato premio per essere sopravvissuti fino a quel momento, Gary Lucas, il chitarrista di “Grace”, pronto ad omaggiare Buckley e le sue canzoni più emozionanti in un duetto stratosferico con il cantante Alessio Franchini. Un vero e proprio momento di grazia nel segno di Jeff Buckley.
Sarà banale come finale, ma è vero: certe creature non conoscono morte né scomparsa. Soprattutto se si tratta di angeli con una sola ala.
(Emmanuel Di Tommaso)
Foto in evidenza di Dave Tonge pubblicata su internet per fini promozionali.