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La spiaggia dello spirito e del tempo (o del decadimento)
C’è una spiaggia dove accadono cose strane a un gruppo di persone: non è Lost, anche perché l’isola tropicale è in realtà la base di un lussuoso resort ma, similmente alla serie TV, il tempo in questa porzione di terra agisce a modo suo.
Il gruppo di sventurati turisti infatti ci mette poco ad accorgersi che in quello che sembrava un angolo di paradiso le cose non vanno come dovrebbero: un cadavere riaffiora dal mare e i bambini crescono a vista d’occhio, letteralmente, perché lì il tempo scorre molto più veloce.
La vicenda si concentra sulla famiglia di Guy e Prisca, coppia in odore di divorzio ma intenzionata a regalare un’ultima vacanza di serenità ai due giovani figli prima di porre fine al rapporto. Rapporto che muterà con il passare delle ore, perché seppur il tempo cognitivamente scorra regolarmente, biologicamente invece ciò non avviene, e con l’avanzare del tempo la rabbia e la delusione si appianano come ricordi sbiaditi dalla senilità.
M. Night Shyamalan ama giocare con lo spettatore, mescolando generi e influenze, nascondendo il mistero per rivelarlo mano a mano in frammenti, che assumono sempre più connotati orrorifici. Old cerca una vertigine voyeuristica, in cui osserviamo l’intera vita biologica di una persona condensarsi in ventiquattr’ore. Quello che spaventa è il repentino e così evidente decadimento umano, mentale e fisico; la scoperta improvvisa di una serie di caducità già inscritte biologicamente, che travolgono in poco tempo i protagonisti. La pellicola narrativamente regge il mistero per gran parte della sua durata, credibile nonostante l’assurdità della situazione di un gruppo di persone impossibilitate a scappare senza sapere il perché (qualcuno ha detto Buñuel?), ma semplifica eccessivamente la risoluzione dei conflitti e della vicenda nel finale.
Shyamalan è solitamente un regista sempre sul filo tra la realizzazione di affascinanti intrighi dall’eterogeneità interpretativa e il perdere tutta la credibilità perché incapace di gestire l’architrave misterica delle sue pellicole. Old sembra una metafora di un’ansia sociale sanitaria che non può non rimandare a quel che stiamo vivendo nel quotidiano da più di un anno.
Old [id., USA 2021] REGIA M. Night Shyamalan.
CAST Gael García Bernal, Vicky Krieps, Rufus Sewell, Ken Leung.
SCENEGGIATURA M. Night Shyamalan. FOTOGRAFIA Brett M. Reed.
MUSICHE Trevor Gureckis.
Thriller, durata 108 minuti.
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