Share This Article
Paesaggi digitali iperrealistici e suggestioni primordiali, tecnologie obsolete spinte ai limiti delle proprie possibilità e multistrati sonori, ambient, elettroacustica, minimalismo, ordine e caos.
Il ritorno di NODE è un piccolo ma variegato microcosmo sintetico, pensato come una summa di quanto costruito fin qui per celebrare la decima edizione di un festival che può vivere solo di relazioni ed esperienze dal vivo.
Gli elementi sonori che compongono il programma costituiscono una moltitudine di linguaggi, codici e forme, tra graditi ritorni e prime apparizioni nella tipica costellazione di spazi cittadini.
Dopo il vernissage del 30 ottobre alla Chiesa di San Bartolomeo, dal Giappone arriva l’artista giapponese Asuna che presenta in anteprima nazionale il progetto 100 keyboards nella Sala delle Monache del Complesso di San Paolo, giovedì 18 novembre.
Tra performance e installazione sonora, 100 tastiere giocattolo generano un multistrato di droni, loop e implosioni pop, creando una complessa architettura acustica per un’esperienza di ascolto unica che varia in base alla posizione nello spazio.
Dal 7 al 10 dicembre, invece, il cuore del festival.
Si parte nella prestigiosa cornice del Teatro Storchi con il ritorno di Ryoichi Kurokawa, che continua il suo percorso a NODE dopo la mostra personale al-jabr nella precedente edizione del festival e le performance dell 2010 e del 2014.
Originario di Osaka ma residente a Berlino, Kurokawa descrive i suoi lavori come sculture “time-based”, ovvero un’arte fondata sullo scorrimento temporale, dove suono e immagine si uniscono in modo indivisibile. Il suo linguaggio audiovisivo alterna complessità e semplicità combinandole in una sintesi affascinante. Sinfonie di suoni che, in combinazione con paesaggi digitali generati al computer, cambiano il modo in cui lo spettatore percepisce il reale.
L’artista presenta il suo ultimo progetto a/v, intitolato subassemblies in cui immagini di edifici in rovina e spazi dismessi riconquistati dalla natura vengono renderizzati attraverso tecnologie 3d creando una realtà dinamica ibrida in costante equilibrio tra ordine e caos.
Contrappunto perfetto per il set di Kurokawa sarà lo scambio potente e liberatorio tra il musicista elettroacustico e teorico francese François J. Bonnet (in arte Kassel Jaeger) e il compositore, produttore e fondatore dei Sunn O))) Stephen O’Malley con il loro progetto collaborativo nato da una commissione di ATONAL nel 2018 e virato sull’elettroacustica e su sonorità ambient. Una vasta pianura glaciale che si dispiegherà lentamente sul pubblico, evocando la calma prima della tempesta, senza mai escludere la tempesta stessa.
Sempre al Teatro Storchi, mercoledì 8 dicembre Quayola ritorna a NODE insieme a SETA per presentare Transient – Impermanent Paintings, un duetto di pianoforti motorizzati e proiezioni video, che combina elementi umani e tecnologici mediante un sistema di algoritmi generativi non convenzionali. Pennellate iperrealistiche ad altissima risoluzione si articolano, proiettate a grandi dimensioni, sulla superficie di una tela digitale, dove le corrispondenze tra segni e note delineano i contorni di paesaggi sinestetici e polifonici.
Il progetto da un lato prosegue la ricerca di Quayola sulle tecniche artistiche tradizionali nel contesto della relazione uomo-macchina, distaccandosi però dai soggetti formali per focalizzarsi sulla sostanza computazionale dell’algoritmo; dall’altro è l’inizio di una nuova strada collaborativa di ricerca sonora e visiva tra Quayola e Andrea Santicchia aka SETA.
A seguire kistvaen, la performance di Roly Porter ed MFO. Il termine celtico che dà il nome al progetto richiama un particolare tipo di tombe ipogee diffuse in epoca pre-cristiana nella contea del Devon.
Da questo rudimentale monumento funebre nasce una narrazione per suoni e immagini in cui field recording, strumentazioni folk ed elaborazioni digitali di Roly Porter intrecciano la scenografia di Marcel Weber, costruita su una combinazione di immagini cinematografiche con effetti scenici e disegni luce subliminali. Un contesto digitale sul quale si scontrano le suggestioni primordiali veicolate dalla voce di Mary-Anne Roberts, interprete di canti rituali della tradizione funebre gallese.
Altro attesa ritorno è quello di Robert Henke, dopo essere stato il main act della serata conclusiva del festival al Teatro Storchi nel 2016. Il 9 dicembre al Cinema Astra l’ingegnere del suono e musicista tedesco presenterà CBM 8032 AV, una performance audiovisiva immersa in un affascinante verde monocromatico che spinge cinque Commodore CBM 8032 ai limiti delle proprie tecnologie tra variazioni di rumori e onde sinusoidali digitali.
Come dice l’artista stesso: “la tecnologia necessaria per realizzare ciò che viene presentato al pubblico oggi era integralmente disponibile già nel 1980, ma sono stati necessari quasi 40 anni per far sì che il bagaglio di immagini e suoni prodotti fino ad ora creasse il contesto culturale senza il quale l’idea di questa performance non avrebbe mai preso vita”.
Si chiude il 10 dicembre nella Chiesa di San Bartolomeo con Dies Irae, una pièce per quartetto vocale femminile ed elettronica della compositrice svedese Maria W Horn. Dies Irae trae la sua ispirazione da una composizione poetica in lingua latina risalente al XIII secolo ed attribuita a Tommaso da Celano. È una visione del giorno del giudizio, fra salvezza divina e fiamme eterne che si apre con un coro e si conclude con un’improvvisazione per calici armonizzati, voce ed elettronica.