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L’Intelligenza Artificiale è un ramo della computer science che studia lo sviluppo di sistemi hardware e software dotati di capacità tipiche dell’essere umano ed in grado di perseguire autonomamente una finalità definita, prendendo delle decisioni che, fino a quel momento, erano solitamente affidate agli esseri viventi.
Molti sono i progetti in cui essa è utilizzata: dalla programmazione di giochi al mercato azionario, dalla medicina alla robotica. Il Parlamento Europeo ha adottato tre risoluzioni nella redazione e stesura dei futuri regolamenti sull’Intelligenza Artificiale, che mirano a promuovere l’innovazione preservando l’etica e la fiducia nelle nuove tecnologie, tutelando i diritti di proprietà intellettuale di tutti gli stakeholder e definendo un quadro chiaro in materia di responsabilità dei soggetti coinvolti.
Un primo approccio con questa disciplina la ritroviamo nelle opere dello scrittore Isaac Asimov (1920-1992), ideatore delle tre leggi della robotica, fondamentali per il suo sviluppo.
Una visione ancora più futuristica è visibile nel film del 2001, A.I. (Artificial Intelligence), scritto e diretto da Steven Spielberg (1946), basato su un progetto di Stanley Kubrick (1928-1999), in cui pone l’attenzione sui limiti e sulle aspettative di tale scienza se non regolamentata.
Anche il mondo dell’arte non è rimasto insensibile a tale disciplina.
Un approccio tecnico-scientifico con esiti prettamente artistici è quello proposto da Andrés Pachòn (Madrid, 1985), artefice di una serie di immagini visibili nella mostra personale dal titolo, Class (h), allestita nelle sale della Shazar Gallery, in via P. Scura 8, Napoli, fino al 30 novembre 2021.
Laureato in Belle Arti nel 2008, specializzato in Arte dell’Immagine, presso l’UCM – CES Felipe II, ad Aranjuez, in Spagna, nel 2009 conclude gli studi con un Master in Teoria e Pratica dell’Arte contemporanea all’UCM.
La creatività di Pachòn verte sulla manipolazione delle immagini preesistenti con procedimenti tecnologici. Il suo lavoro rivela mediante la fotografia, il valore e le infinite possibilità del mezzo fotografico, e del nostro modo di osservare la realtà.
Ma cosa succede quando le istantanee sono prodotte da una intelligenza artificiale?
Una risposta esaustiva arriva dalle opere dell’artista che propongono una visualizzazione sperimentale dell’archivio della New York Public Library (NYPL), una raccolta costituita dalla digitalizzazione di documenti visivi, datati tra il XVI e il XX secolo, che sono raggruppati in diverse categorie, tra cui: piante, americani, storia, neri, spagnoli, ornamenti, uccelli, indiani nordamericani, Prima Guerra Mondiale, donne e cascate.
Un primo contatto con questi lavori avviene attraverso diversi software interattivi, tra cui l’Abstracta Machine (2020), acquisita dal Museo Nazionale Reina Sofía, e Class (h) (2021), che generano una “co-presenza” e “co-partecipazione” tra lo spettatore e l’intelligenza artificiale che ha imparato a vedere le immagini delle categorie dell’archivio americano, offrendo all’interlocutore la possibilità di vedere attraverso gli occhi del mezzo tecnologico, passando mediante una scatola nera, una videoinstallazione interattiva, e interagendo con i suoi processi.
Emerge dalla osservazione delle foto dell’archivio una attenzione verso quei dettagli latenti o marginali, visibili attraverso le relazioni e gli schemi che l’occhio del computer ha catturato durante il suo apprendimento, restituendo oltre ad una scansione seriale di istantanee, anche nuove articolazioni.
Si tratta di un interscambio tra le intenzioni umane e il mezzo meccanico che riproducono la nostra conoscenza del mondo.
Per visualizzare i processi di questa visione artificiale e, allo stesso tempo, percepire la componente inconscia dell’archivio NYPL, la “Abstract Machine” ha effettuato una mappatura termica di 180.000 foto.
Queste mappe di calore rilevano quei frammenti delle fotografie che erano più rilevanti per il loro apprendimento.
Successivamente, sono stati selezionati e raggruppati in diverse raccolte interattive grazie ad un algoritmo che ci permette di accedere alle relazioni più significative che l’intelligenza artificiale ha stabilito tra i singoli frammenti e le diverse categorie dell’archivio.
In “Classe (h)” le immagini originali nel file non sono mai presenti. Troviamo, invece, foto che sono state generate da un algoritmo non supervisionato.
Il risultato è la formazione di 20 pannelli, cluster, che raggruppano queste istantanee in base ai modelli stabiliti dalla visione artificiale per ciascuna categoria, permettendoci di riconoscere alcune delle caratteristiche che definiscono una distorsione cognitiva del file.
Il software interattivo restituisce un carattere evocativo delle nuove immagini, innescando nell’osservatore nuove associazioni di idee, andando oltre i codici di lettura prestabiliti.
Pachòn rimette in discussione il valore della intelligenza artificiale, ponendo, attraverso la sua creatività, una riflessione sull’uso etico e non di tale scienza, tenendo conto dei possibili rischi connessi.
Una tecnocrazia degli algoritmi rischia di essere iniqua e di aumentare le diseguaglianze. Distorcere la realtà e modificare le immagini possono essere generatori di fake news e di troll, provocando una “totally unethical use”.
Queste decisioni non etiche possono derivare sia dall’incapacità dell’intelligenza artificiale di discriminare le strategie proposte, sia dal fatto che, come gli esseri umani, esse possono sviluppare dei pregiudizi (bias), che possono nascere autonomamente nel processo di apprendimento, o che possono essere indotti dai dati proposti.
Nel primo caso gli algoritmi di deep learning non sono delle super intelligenze, alterano il senso e il contenuto. Nel secondo caso, invece, la distorsione dell’algoritmo riflette il pregiudizio dell’essere umano che ha costruito il set di dati per l’assimilazione. Tuttavia, il tentativo di costruire una filosofia morale della macchina è arduo e difficoltoso.
L’intelligenza artificiale per essere etica deve riprodurre uno schema valoriale di riferimento, basandosi su quelli condivisi dalle strutture sociali e istituzionali umane.
I diversi sistemi della società oggi sviluppano regole di comportamento che possono essere molto differenti. In generale, potremmo definire la sua azione etica come la capacità di prendere decisioni che siano sempre in grado di salvaguardare tutto il genere umano.
Info
Andrés Pachòn | Class(h)
fino al 30 novembre 2021
Shazar Gallery
via P. Scura 8, Napoli
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