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Il lockdown del 2020 è stato per tutti una brutta gatta da pelare. Ma ha ispirato molti artisti a scrivere e registrare musica uscendo dalla propria comfort zone: Courtney Barnett da Melbourne rientra in questo giro per un terzo album in studio, “Things Take Time, Take Time”, decisamente variegato e meno rock dei precedenti. Ritmiche minimali e alle volte sintetiche, armonie folk e sperimentazione dream-pop: si può riassumere così la forma dei dieci brani, mentre nella sostanza la Barnett filtra Lennon, Modern Lovers e Neil Young con un’attualità nebulosa e veloce al tempo stesso. Co-produce Stella Mozgawa delle Warpaint.
Da queste parti l’entusiasmo non è mai mancato per ogni nuova uscita di Courtney. Per il Bardelli “Tell Me How You Really Feel” suona come un classico istantaneo, quando ancor prima nel 2013 il nostro Guerra la definiva un tramonto fanciullesco. Il nuovo lavoro ha quindi suscitato qualche dubbio, almeno a un primo ascolto: la cantautrice si è ripiegata su sè stessa, lasciando nell’armadio l’indole grunge a favore di un certo esoterismo (“Here’s The Thing”, forse rindondante?) o voglia di cambiamento come nelle liriche del singolo apripista, “Rae Street” – “All our candles, hopes and prayers/Though well-meanin’ they don’t mean a thing/Unless we see some change/I might change my sheets today” – in cui mostra una bella narrativa dylaniana.
“Take It Day By Day” è decisamente più solare, power-pop à la Cars frizzante nell’arrangiamento; “Oh The Night” ne fa da contraltare con un pianoforte spectoriano e il lento incedere riflessivo a chiudere il disco. “Write A List To Think Forward To” e “If I Don’t Hear From You Tonight” si pongono a must di futuri live (che spettacolo al Beaches Brew di due estati fa!) con la chitarra jangle e i refrain catchy, laddove “Turning Green” regala qualche sprazzo di elettricità mettendo d’accordo Juliana Hatfield e i Sonic Youth. Debole invece “Splendour”, una ballad noiosetta.
Courtney tiene in serbo l’asso con la sognante “Before You Gotta Go”, nel cui videoclip ascolta con un microfono la voce della natura. Rilassata e desiderosa di osare, la Barnett compie un primo timido passo verso qualcosa di nuovo per la sua già brillante carriera.
72/100
(Matteo Maioli)