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A distanza di un anno da “Bradford”, il duo Bye Bye Cachi pubblica un nuovo singolo utilizzando la metafora del mal di testa per descrivere una sensazione di costante insoddisfazione che spinge chi la vive a voler incessantemente cambiare la propria situazione, rimanendo però a un punto fermo. È così che “Mal di testa” diventa uno stato d’animo di cui difficilmente ci si riesce a liberare, un ronzio più o meno fastidioso a seconda dei momenti, ma pur sempre parte del quotidiano, reso da una serie d’azioni e immagini evocative che generano subito un senso di condivisione. L’atmosfera è volutamente ripresa nell’ambientazione surreale della cover (opera di Pierfrancesco Mari, in arte Pierframes) con un apatico mostro al suo centro, insensibile allo squarcio che gli apre il cranio.
Il duo, legato a una provincia che è parte integrante dell’immaginario del progetto, mostra da subito una capacità di scrittura evidente, declinata in maniera decisamente personale, unita a un sound che strizza l’occhio a hip hop e R&B, senza togliere spazio a intarsi stilistici variegati che confluiscono in una continua sperimentazione.
Bye Bye Cachi è un progetto nato nel 2018 nella provincia bergamasca dalle menti di Filippo Mangili, alias Demosteen (cantante), ed Ettore Carlessi, alias creeksflowing (produttore). Nonostante le influenze musicali varie e differenti, il duo si trova subito in sintonia per quanto riguarda le azioni da intraprendere e capisce che eliminare ogni limite dettato da generi e contenuti è la migliore strada percorribile. Per questo Bye Bye Cachi è un progetto con un inizio ben preciso, ma che non si preclude alcun tipo di futura direzione musicale. Coprotagonista assoluta è la provincia, un labirinto di ex strade statali che non ha un senso finché qualcuno non glielo dà. Perché anche se un giorno le loro strade si divideranno, una parte di Bye Bye Cachi apparterrà sempre a lei. Il nuovo singolo “Mal di testa” anticipa la release dell’EP di debutto “Provincia Boy”.
Il brano è stato scritto e prodotto da Bye Bye Cachi. L’artwork è stato curato da Pierframes.
Abbiamo chiesto a Filippo ed Ettore di raccontarci il loro percorso musicale attraverso 7 canzoni che ne hanno ispirato la carriera.
Filippo:
The Strokes, “Under Control”
Gli Strokes sono senza dubbio il gruppo che più mi ha stimolato negli ultimi tempi a livello di sound. Nonostante Is this it? abbia compiuto 20 anni l’altro mese e nonostante un gruppo di ragazzi di NY non sia proprio il classico spaccato dei suburbs, posso dire che non c’è artista che abbia ascoltato di più e che più abbia influenzato dal mio punto di vista le sonorità di mal di testa
Travis Scott, “90210”
Al contrario degli Strokes, Travis Scott rappresenta uno degli artisti che ho ascoltato di più negli ultimi anni. Qui la provincia si sente e nonostante la diversità di genere palese con il nostro pezzo questo pezzo (complice il campione su cui è stato fatto) mi ha letteralmente mandato in fissa ancora a distanza di 6 anni. Più mentalità di TRAVIS inoltre si muore.
Bakar, “The Mission”
Tra lui, Dijon e la mia Brockhampton non saprei chi scegliere, ma ovviamente il mio orecchio è sempre propenso anche in questo periodo a sonorità nuove. Bakar è senza dubbio uno di quelli che guardo con più interesse di recente e che mi stimola maggiormente a creare cose nuove, anche perché il suo altR&B con influenze proprie del rock inglese non fanno altro che generare in me un immenso piacere, un profondo rispetto e un forte impulso di fare musica di pancia.
Verdena, “L’infinita gioia di Henry Bahus”
Innanzitutto grazie Claudio per avermi fatto conoscere sto pezzo. I Verdena rappresentano tutto ciò che un ragazzo della provincia bergamasca che fa musica vorrebbe essere: semplicemente un artista che non si snatura per arrivare in certe piazze ma che esprime tutto ciò che crede sia la musica. E ovviamente che ce la faccia. I suoni sono cambiati, i riferimenti pure, ma quando ascolto Valvonauta non posso che pensare che dietro ci siano dei ragazzi di Albino con tanta passione, ancora più paure e una visione comune.
Ettore:
Radiohead, “Jigsaw Falling Into Place”
Scegliere un unico singolo da questo album mi sia risultato estremamente difficile in quanto lo ritengo perfetto sotto tutti i punti di vista, ma ho scelto JIGSAW FALLING INTO PLACE perché mi ricorda l’adolescenza in provincia: inizialmente un grido soffocato, mormorato; che chiede, vuole di più, e poi esplode inaspettatamente. Non c’è rabbia, solo fame e ambizioni.
Nightmares On Wax, “Up To Us”
L’ultimo album di Nightmares On Wax, “Shout Out! To Freedom…”, ha risvegliato dentro me una speranza, un senso di liberazione che non provavo da tempo. UP TO US è il pezzo di chiusura del disco e l’ho scelto in quanto fa l’esatto contrario, ovvero lascia aperta una porta, in modo che il messaggio del disco, la “mentalità” di cui parliamo in Mal di Testa, vi passi attraverso, si trasmetta; come cantiamo “[…] è una mentalità, tienila con te fra”.
King Krule, “Easy Easy”
Quando ascolto questo brano affiorano sempre una marea di ricordi: i primi amori, le prime sbronze con gli amici, le prime compagnie, le prime volte in cui si guarda “oltre”… Non li distinguo in belli o brutti, assumono tutti la stessa patina nostalgica, saudade. Ricordo ogni singolo viaggio in macchina in cui è partito questo pezzo. Qui dentro trovo la mia provincia perché ritrovo quel mood, quella “mentalità” collettiva da cui non saprò mai se vorrò scappare o tenere con me.