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Articolo particolare questo sui Voka Gentle, ovvero recensione e podcast dedicato insieme, con l’intervista a William J. Stokes dei Voka Gentle, entrambe opera di Alessio Falavena.
In un mare di proposte musicali è difficile navigare con precisione verso lidi interessanti e nuovi. Tanto che in tutta onestà non ricordo il motivo preciso per cui quel singolo in odore di Animal Collective che era “1000 Opera Singers Working in Starbucks” (2018) mi colpì, da parte di una sconosciuta band londinese chiamata Wovocka Gentle.
Di moderato successo con l’esordio grazie alla spinta con l’inclusione nella colonna sonora del videogioco Fifa19, la band perde un membro e riduce il nome a Voka Gentle, fregandosene delle regole del mercato e del dover ritrovare nuovamente l’indicizzazione del web con la nuova sigla, arrivando a “Writhing!” con la formazione ora composta dalle sorelle gemelle Imogen e Ellie Mason e da Williams J. Stokes, il tutto quasi sottotraccia nella rete, regalando un secondo disco di enorme spessore.
Soprattutto stupisce l’epica che si avvicina a quella forza degli Arcade Fire nel restituire un suono collettivo (anche se i numeri sono ben diversi): “Horse Latitudes” è una cavalcata in odore di Depeche Mode, “Tv Bra” una satirica e trascinante visione di un mondo consumista e soverchiante che ci inonda di richieste e impulsi, “See Damage” si apre in una melodia riuscitissima e un attimo dopo non si nega accenni di ruvide chitarre che poi si fermano, ripartono, a dare echi di certi Radiohead nei loro migliori momenti.
Soprattutto stupisce l’imponente numero di idee messe in campo: dalle piccole suite, alle collaborazioni importanti (il singolo “Necrofauna/The Garden of Eden” porta con sé Wayne Coyne dei Flaming Lips) fino alla lunga coda di un disco che si prende lo spazio di ben due chiuse con le ottime “Slow Joe” (in voce maschile) e “The Black Swell” (tra voce femminile e gruppo) che chiude coralmente il disco facendo ripensare a quando gli Arcade Fire, al loro esordio, lasciavano il palco suonando la dolente “In The Backseat” emozionando il pubblico.
E’ un enorme frullato di idee questo “Writhings” che lavora di varietà, più che originalità, ma che porta con sé diversi tra i momenti migliori ascoltati quest’anno.
Se il compito di una webzine oggi è di illuminare dove serve, come fari in uno sterminato oceano di musica, il consiglio è di non perdere questa ora di musica.
E di non spegnere la luce fino al prossimo disco.
80/100
(Alessio Falavena)