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Da enorme amante dei Radiohead la domanda è presto fatta: ce n’era bisogno di questa reissue di “Kid A” e “Amnesiac” insieme a qualche rarità? Direi proprio di no. Perché il ventennale di “Kid A” l’abbiamo festeggiato l’anno scorso in lungo e in largo, e quindi c’eravamo già soffermati non da molto sul capolavoro che ha aperto gli occhi al nuovo millennio. Sì, è altrettanto vero che “Amnesiac” sia solitamente un po’ meno considerato, a torto, ma il modo di sottolinearne il valore non era certo quello di “unirlo” al fratello maggiore, perché anche in questa maniera rimane schiacciato tra la potenza concettuale di “Kid A” e l’attenzione per il materiale inedito. Ma la ragione principale della sostanziale inutilità di questa operazione è la qualità e l’interesse delle outtake, qui contenute in un terzo disco dal nome “Kid Amnesiae”, che – sinceramente – potevano rimanere nel cassetto con buona pace di tutti. Per non annoiare, dunque, in questa recensione non verranno trattati i due album principali, rimandando ai contenuti già qui su Kalporz, e ci si soffermerà solo su “Kid Amnesiae”.
Che è, in tutto e per tutto, un album di idee e abbozzi, né più né meno. Interessante per approfondire la modalità compositiva dei nostri che, in quel periodo, era di fremente sperimentazione al punto che – è noto – i Radiohead parvero implodere dietro alla vulcanica verve di Thom Yorke che non riusciva ad essere capito appieno dagli altri, ininfluente se vogliamo considerarlo bastante in sé. Sono semilavorati, fotografie di tentativi mediani che servirono per arrivare da altre parti ma destinate a essere incompiute. Era naturale che non ci fosse molta roba “completa” in più a quella già pubblicata, proprio perché quelle sessions diedero vita ai due album principali e anche a qualche b-sides, per cui sarebbe stato mostruoso pensare all’esistenza di altre canzoni veramente importanti. Una c’è, invero, ed è “If You Say The Word”, che valeva la pubblicazione da sola, così, per renderla scintillante come quella stella che appare a metà testo come metafora delle distrazioni luccicanti che non ci fanno godere appieno la nostra vita (“When you spend your life wishing a twinkling star”). Si sarebbe fatto un servizio a questa ballata disperata, in cui il climax rimane tra l’insoddisfazione di un vivere perso in una foresta (“If you’re in the forest out of your mind”) e la possibilità di “dire una parola”, evidentemente magica, che possa dare un senso a tutto.
Non aggiunge molto la pur bellissima “Follow Me Around” in cui la parte evolutiva, contraltare della chitarra acustica che data la canzone al tempo di “Ok Computer”, è rappresentata dall’effetto vocoder presente sulla voce, e le tre “Untitled” che sono le sperimentazioni per creare piccoli pezzetti di pezzi, in particolare “Kid A” (“Untitled v1” e “Untitled v3”), così come la terza versione conosciuta di “Morning Bell”, qui ribattezzata “In the Dark Version”, un breve estratto dall’incedere funereo della versione presente in “Amnesiac” ma senza orchestrazioni. Se non fosse esistita “Like Spinning Plates” in “I Might Be Wrong: Live Recordings” (2001) allora “Like Spinning Plates” (‘Why Us?’ Version) avrebbe il merito di scoprire di cosa è fatta la vera pasta del suoni “risucchiati” della versione originale, che sono il pianoforte al contrario, ma avevamo già avuto la possibilità di goderne quindi oggi non sorprende un granché.
Quindi c’è qualcos’altro da salvare oltre a “If You Say The Word”? A me ha colpito “Pulk/Pull – True Love Waits Version” ma in effetti è un monstrum di quelle che poi sono, per i fans dei Radiohead, due songs distinte. Nel loro incutere timore credo invece che siano documenti eccezionali “How to Disappear Into Strings” e “Pyramid Strings” che sono però né più né meno degli arrangiamenti di archi dei due brani, quindi un modo per far emergere tracce singole che però hanno una loro autonomia da musica ambient. Senonché, giunti a quel livello, perché non pubblicare le singole tracce di ogni strumento come canzoni a se stanti? Quelle che, in linguaggio di YouTube, si chiamano “isolated track”. I fans musicisti probabilmente apprezzerebbero, ma non oltre. Qui si tratta di capire se queste 12 tracce avevano l’attitudine ad essere un terzo disco affiancato ai due masterpiece principali e la risposta è sempre no anche dopo averlo analizzato per bene. Anche perché i Radiohead possiedono una collezione sterminata di b-side, e pure nel 2000-2001 infarcirono i singoli (gli unici furono “Pyramid Song” e “Knives Out” perché “Kid A” non ebbe singoli) con pezzi di rara bellezza alcuni dei quali – guarda caso – inseriti in un lato B della cassetta di “Kid A Mnesia” per il mercato giapponese: “Kinetic”, “Fast-Track” (presente invece nel 3° disco in una “Alt.” version poco significativa), “Cuttooth”, “Trans-Atlantic Drawl”, “The Amazing Sounds of Orgy”. Ecco, questi sono i brani che avrebbero dovuto rappresentare un ipotetico “terzo tempo” di quel momento irripetibile dei Nostri.
Insomma, mai come stavolta ha senso un refrain che si utilizza spesso in questi casi, ovvero che “Kid A Mnesia” è una reissue “solo per collezionisti”.
65/100
(Paolo Bardelli)