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In the deserts of Sudan
And the gardens of Japan
From Milan to Yucatan
Every woman, every man
Hit me with your rhythm stick
Hit me, hit me
Je t’adore, ich liebe dich
Il 27 Gennaio è denso di eventi importanti nella storia della musica: Elvis Presley e Stevie Wonder pubblicano i loro singoli più famosi (“Heartbreak Hotel” e “Superstition”, rispettivamente) mentre John Lennon scrive, registra e missa nello stesso giorno “Instant Karma”. Nascono Tricky e Mike Patton, i Clash firmano con la CBS per 100000 sterline. Tanta carne al fuoco per un #tbt, insomma.
Tuttavia eleggo a fatto del giorno la meritata, irripetibile ascesa al vertice delle charts di Ian Dury and The Blockheads con “Hit Me With Your Rhythm Stick”, uscita per Stiff nel novembre ’78 ma in testa in UK, numero tre in Irlanda, Australia e Nuova Zelanda come nella Top 20 europea proprio nel gennaio successivo. Scritto da Ian con Chaz Jankel è un brano dalle forti influenze disco che mette in collisione Sparks e Jaco Pastorius, non dimenticando il glam (che trucco nel video!) e anticipando i Clash (che ne sono fan) di “Sandinista”. Vende a razzo un milione e mezzo di copie.
Ian Dury è il tipo che prende la vita come viene. Affetto da poliomelite all’età di sette anni si porta l’handicap nell’intero lato sinistro del corpo. Inizia a farsi notare a Londra nel ’75 come musicista da pub con i Kilburn And The High Roads, conquistando l’ammirazione di John Lydon e Joe Strummer e ispirando i futuri Madness grazie alle derive funk e reggae delle loro sonorità. Poi l’incontro con Elvis Costello e Nick Lowe che lo portano in tour e realizzano su Stiff Records il singolo d’esordio (e manifesto immortale!) “Sex & Drugs & Rock & Roll” e quello decisivo con i Blockheads – musicisti d’alta scuola – per registrare l’LP “New Boots And Panties”, acclamato dalla critica. In breve tempo diventano uno dei gruppi più incendiari della scena post-punk, in particolare dal vivo. Nel seguente “Do It Yourself” spicca l’ironia beffarda di Dury per un prodotto R&B; “Lord Upminster” del 1981 ospita Sly and Robbie e il jazzista Don Cherry regalando un altro classico: “Spasticus Autisticus”.
Fino agli anni novanta Dury sperimenta la carriera di attore per poi tornare sul palco del Forum a Camden Town con i Blockheads in omaggio al batterista Charley Charles appena scomparso. Escono altri album ma il destino è beffardo: Ian Dury conosce il cancro nel 1996, e lui così reagisce, “I haven’t got cancer, cancer’s got me…” senza fermarsi fino all’ultimo (27 Marzo 2000). Da ambasciatore per l’Unicef, Ian Dury ci lascia titoli quali “Clever Trevor”, “What A Waste” e “I Want To Be Straight” che ispireranno generazioni di artisti e cantautori non solo nel Regno Unito.
Foto di Susan Robertson, scattate al concerto del 1997 all’Università di Loughborough