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The House è un film a episodi in stop-motion contemporaneo, perturbante, cinicamente reale. Un incubo da cui scappare…
Scomparire lentamente
Che siano ad occhi aperti o chiusi, gli incubi fanno parte della vita, ma cosa succede quando si impadroniscono della nostra quotidianità?
The House, nuovo film episodico dei Nexus Studios interamente in animazione stop-motion su Netflix, sembra rispondere alla domanda mettendo al centro una casa e la sua “maledizione”.
Nel primo episodio, E dentro di me si tessero menzogne, nell’Ottocento, un uomo misterioso invita una famiglia a lasciare la propria umile dimora, per abitare in una villa in costruzione che piano piano rileverà i propri inquietanti misteri. In È smarrita la verità che non si può vincere un topo antropomorfo sta ultimando la costruzione di una casa, ma mentre è in corso la trattativa con gli ipotetici compratori, una coppia vi si stabilisce a sbafo facendo impazzire il povero costruttore. Nell’ultimo episodio in un futuro imprecisato una villa è una delle poche cose scampate a un’inondazione epocale. La sua proprietaria, una gatta tuttofare, dovrà vedersela con i coinquilini poco avvezzi all’educazione e al rispetto degli altri.
The House è quasi un horror simile a un novello I racconti della cripta, perfetto esempio di animazione per adulti dove bisogna fare i conti con gli incubi: incubi contemporanei legati all’ecologia e al poco rispetto dell’uomo verso la natura; l’ingordigia e gli abbagli di una vita sognata e irraggiungibile; l’ostinata ricerca di una futile perfezione, obiettivi che in tanti cerchiamo di inseguire nella vita ma che spesso ci portano a combattere con i nostri demoni, e la lotta è quasi sempre persa.
Da ciò si muovono i registi e la sceneggiatura del film, realizzando un lavoro peculiare e di grande maniera. Si ammicca a un’estetica indie che ricorda in parte i lavori animati di Wes Anderson, si chiede allo spettatore lo sforzo di accettare lo straniamento e la quasi surrealtà delle vicende. La meno impattante è la terza storia, dove la tematica ecologica prende il sopravvento sul grottesco e l’acida realtà degli altri due episodi.
Le animazioni sono perfette nel descrivere i vari personaggi con minuziosità di dettagli, movimenti ed espressioni che ti fanno quasi scordare che si è davanti ad un prodotto di animazione. L’emersione durante la visione delle tante ispirazioni è il punto di forza degli episodi, dove si trovano echi di Lynch, Cronenberg e dei racconti più neri della tradizione fiabistica alla fratelli Grimm. Protagonista, come detto, è la casa che nelle epoche muta il suo aspetto e la sua “funzione”: se prima è focolare ideale e sognato, in seguito diventa una macchina infernale che annienta i suoi ospiti, un oggetto inanimato che si fa fautore del destino. La cosa inquieta non poco se si pensa che l’abitazione dovrebbe essere, invece, un rifugio dove sentirsi al riparo; una chiave di lettura potrebbe suggerire che possa essere la mutazione che stiamo vivendo: la pandemia ci ha obbligato a vivere di più la nostra casa e adesso da essa fatichiamo sempre di più a separarci. Ci ha inglobato, ci ha mutato, ci ha mestamente resi immobili. Sul divano si sta bene…e piano piano ci abituiamo, lentamente scompariamo. La casa invece resta lì, immobile, impassibile, cinicamente viva.
The House [id. UK 2022]
REGIA Emma de Swaef, Marc James Roels, Niki Lindroth von Bahr, Paloma Baeza
SCENEGGIATURA Enda Walsh
Animazione/grottesco, durata 97 minuti
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