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Le segnalazioni di oggi ci portano nel mondo del folk, con tutte le sue interpretazioni possibili ma il minimo comune denominatore di voci emozionanti e songwriting di grande qualità.
Modern Studies
Vengono da Glasgow e hanno appena pubblicato il loro quinto album “We Are There” per l’ottima Fire Records. I Modern Studies, fondati da Emily Scott e Pete Harvey nel 2015, sono una delle più interessanti formazioni psych-folk e – aggiungo io – si guadagnerà altri fan con questo album, un gioiellino vicino alla poetica e alle atmosfere dei Low di inizio anni zero e Jim O’Rourke, ma anche agli spartiti di Pentangle e Talk Talk: canzoni pronte per affrontare il futuro e non invecchiare mai. In definitiva un manifesto chamber-folk che è frutto della sintesi tra tradizione e innovazione.
Hurray For The Riff Raff
Cambio di label (da ATO a Nonesuch) per Alynda Segarra, di origini portoricane e cresciuta nel Bronx ma di stanza a New Orleans, che descrive il nuovo “Life On Earth” come “un flusso emozionale tra natura e punk sul tema della sopravvivenza”, citando come ispirazione i Clash, Beverly Glenn-Copeland e l’autrice di Emergent Strategy, Adrienne Maree Brown. Seguito del fortunato “The Navigator” del 2017, l’album vede in cabina di regia Brad Cook (Waxahatchee, Bon Iver): imperdibili “Jupiter’s Dance” con i suoi ricami elettronici e la trascinante “Pointed At The Sun”.
Carson McHone
La talentuosa cantautrice di Austin – già nella Top settimanale della nostra Antonia Salcuni – ha da poco pubblicato “Still Life” per Merge/Loose Music, suo terzo lavoro in collaborazione con il musicista canadese Daniel Romano (City And Colour) che riscrive il genere americana in chiave moderna ma senza dimenticare il passato: in “Only Lovers” troviamo l’incontro tra Beach Boys e Grateful Dead mentre “Someone Else” ha un tiro al limite del power-pop. Chiude una “Tried” in solitaria, in cui tutta la bellezza di Carson McHone si apre all’ascoltatore come un fiore a primavera.
Aoife O’Donovan
Chiudiamo con la bostoniana, di chiara discendenza irlandese: in questo caso si tratta di un lavoro più classico, a tratti vicino al Van Morrison di “Astral Weeks”. “Age Of Apathy”, uscito lo scorso 21 Gennaio per Yep Roc, vede come produttori Joe Henry e Darren Schneider e la collaborazione di Allison Russell e Madison Cunningham e restituisce un sound caldo e quasi privo di overdubs – si prendano “B61” e “Galahad” ad esempio di un mood intimista e sognante. E dire che giusto quattro mesi fa si era cimentata con il repertorio di “Nebraska” (Bruce Springsteen)…Iperattiva.
Foto di Carson McHone cortesia di Loose Music