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Ci siamo buttati senza remore in questo 2022 che ci ammicca di essere migliore dell’anno passato, perché si spera che ci porti il prefisso “epi” invece che “pan” a quella parola che finisce con “demia”, con una smisurata curiosità di novità. Appena il tempo, peraltro, di accorgersi – quantomeno a me è capitato così – che c’è ancora tanta roba che ci si è lasciati colpevolmente indietro del 2021, e che bisogna recuperare. Vi segnalo così 4 artisti usciti nel 2021 da ascoltare con calma, perché la buona musica abbisogna di pazienza.
Sons of Raphael
Forti un singolo incredibile come “Yeah Yeah Yeah” che li fa sembrare degli MGMT frù-frù o meglio dei Tame Impala civettuoli, i due fratelli londinesi Ronnel and Loral, alias Sons of Raphael, sono molto più di una promessa. “Full-Throated Messianic Homage” è uscito a marzo 2021 su Because Music, ed è un’apoteosi di arrangiamenti voluttuosi (“Revolution”), pop di classe à la Tears For Fears (“Siren Music”), suggestioni anche ’70 come rifiltrate dai primi Goldfrapp (“Oh Momma”). Un debutto che ha richiesto sette anni di lavoro (!), che però si sentono tutti nella stratificazione dei suoni. Imprescindibile.
C Duncan
La musica del compositore scozzese C Duncan, all’anagrafe Christopher Duncan, è lussuriosa e lussureggiante, infarcita di archi e ambientazioni classiche che lui mischia con un approccio lo-fi e strutture armoniche british. Lui è anche un compositore di colonne sonore televisive, ed è attivo per i diritti LGBT. A me ha affascinato in maniera indicibile questo singolo, “Alluvium”, uscito lo scorso novembre e non ancora parte di un album. Tra l’altro da allora sono usciti anche “The Wedding Song” a dicembre e “Heaven” a gennaio 2022.
Culk
I Culk sono una band austriaca solitamente associata allo shoegaze e al post-punk, anche se la loro song che preferisco – “Jahre Später” che potete ascoltare qui sotto – è piuttosto una sorta di “dark etereo”. Di sicuro fascino è la voce della cantante e polistrumentista Sophie Löw, in evidenza in tutto il loro secondo album, “Zerstreuen über Euch” (Siluh Records), e qui siamo piuttosto alla fine del 2020, indolente e dolcemente strascicata.
Alice Phoebe Lou
Originaria del Sud Africa, dove è nata e cresciuta fino all’età di sedici anni, Alice Phoebe Lou è conosciuta per il suo raffinato blues da strada. Fiera del suo approccio indipendente e contagiata sin in tenera età dall’ambiente familiare artistico, all’età di sedici anni Alice Phoebe Lou affronta il primo viaggio in Europa con la sola compagnia di una chitarra. Inspirata da un’esibizione di fire dancers a Parigi, comincia ad esibirsi per le strade raccogliendo i soldi necessari per continuare il suo viaggio, iniziato nella pausa estiva dalla scuola. In quei mesi Alice viaggia tra Parigi ed Amsterdam, tra una performance di strada e l’altra. Questo vagabondare è per lei fonte d’ispirazione e, dopo essere tornata in Sud Africa per completare gli studi, Alice decide di trasferirsi a Berlino e di viaggiare in tutta la Germania, con una chitarra e un piccolo amplificatore. Dopo aver passato due anni tra l’Europa ed il Sud Africa, ed essersi esibita in apertura ai concerti di noti artisti tra cui Rodriguez, nel 2016 Alice ha pubblicato “Orbit”, il primo album di studio, un disco dalle influenze jazz e dallo spirito vagabondo, e da lì in poi è partita davvero la sua carriera che l’ha portata anche ad essere tra gli undici musicisti scelti da Sir Paul McCartney per eseguire una cover di un inedito tratto da “McCartney III”.
“Glow” è il suo terzo album, pubblicato a marzo 2021, è un sofisticato ed elegante mix tra folk, pop e jazz, inserito al 42esimo posto degli awards personali del Maioli.
Il mio consiglio è quello di ascoltarsi questa “Child’s Play” dalla chiusura lievemente psichedelica che non ci vuole lasciare andare.
(Paolo Bardelli)