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Provenienti dalla periferia di Hidalgo, a chilometri di distanza da Città del Messico, la partnership sonoro-visiva di Sion Trefor e Benjamin Zombori si è incaricata di produrre la musica del futuro.
Lasciandosi alle spalle Cardiff e Berlino, si sono accampati fuori dai sentieri battuti nella valle montuosa di uno degli stati più piccoli del Messico, respirando la geografia, la storia e il fascino di questa hacienda e di questo “nulla” colonizzato dal fiume.
Riunendo le rispettive discipline di entrambi i poliedrici artisti – Trefor è un concertista professionista, violinista, percussionista, produttore e compositore per progetti visivi, e Zombori è il fondatore di un’agenzia di musica, arti e video e artista in proprio – Future Kult è un morso onnivoro di ispirazioni e fusioni senza confini.
Ed è anche una barriera, o almeno un avvertimento contro le sempre imponenti forze della tecnologia: il loro album di debutto omonimo raccoglie infatti post-punk, indie-dance, no wave, elettronica, pop ed ulteriori numeri generi di tendenza in un incubo sonoro distopico denso e che ribolle per il piacere di tutti i sensi. Sposano i riverberi delle povere sorelle scomparse perse da decenni nelle terre di confine messicane con l’esoterico e l’acquisizione algoritmica senz’anima della Silicon Valley in un album spesso intriso di aneliti vocali silenziosi, e a volte in falsetto, e di disperazione sinistra. Questo non vuol dire che sia un raccolta di canzoni rassegnata, o addirittura completamente oscura, poiché magici filtri di luce e crescendo euforici simili a quelli della danza emergono dal gristle industriale pulsante e dalle metaforiche ossa gotiche.
Ma proprio quando pensi di aver preso in mano la situazione, quei canti esoterici e i clacson di sassofono drogato e gli accenni di The Big Pink e Renegade Soundwave mandano in frantumi le vibrazioni messicane posate dell’entroterra.
Legando insieme forze e culture opposte, il mal illuminato sottopassaggio R&B che scorre in “The Wolf” suona come Gary Numan che prende una E, mentre il sobrio avvertimento che cova “Red Sands” brandisce l’horror dream-realism di Belbury Poly con Ed Scissor & Lamplighter. ‘Luciferian’ cavalca un’onda techno minimalista fatta di senso di colpa cattolico-electro.
I Future Kult sono i Front 242 che lambiscono Amorphous Androgynous, DAF, Moroder, Nukuluk, Marilyn Manson e Nitzer Ebb in un elettrizzato mind-warp di schiaccianti forze tecnologiche malevole. Tenuti come prigionieri virtuali nella rete, i Future Kult inviano augelli pulsanti e suppliche soniche esplosive che attraversano i confini e che scioglieranno o manderanno quegli algoritmi in delirio: una grande dichiarazione da una partnership fiorente.
(Dominic Valvona)
L’articolo originale è stato pubblicato qui su Monolith Cocktail
The Monolith Cocktail è un blog indipendente con base a Glasgow, Scotland (UK).
Le ragioni della collaborazione tra Kalporz e The Monolith Cocktail puoi leggerle qui.