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E’ giusto che l’esordio discografico di Russo Amorale, ovvero “Europe” (2020), abbia una promozione che ricorda quella dei tempi pre-musica digitale, e cioè dilatata nel corso di più anni. Oggi infatti, qui su Kalporz, ospitiamo in première il video di “Alberto Neri”, e sono passati due anni ma in realtà, come tutti sappiamo, per noi appassionati musicali non è trascorso nemmeno un secondo, se la vita poco-vita che abbiamo trascinato è stata praticamente senza concerti. Quindi sia per questo sia perché “Europe” meritava cotanta analisi, siamo contenti che “Alberto Neri” arrivi oggi. Il modo migliore per presentare il pezzo sono le parole di Matteo Marconi nello speciale su “Europe”:
“Alberto Neri” è un ritratto umano di magica suggestione, non immaginato, reale. Chi lo conoscesse saprebbe benissimo cosa significhi il verso “sembrava un crocifisso rotto”, e cosa rechi il suo “fagotto”; è il bozzetto di un uomo aduso al vagabondaggio come certi saggi viaggiatori senza valigia, ben descritti da Hermann Hesse nei suoi racconti, che ha avuto la possibilità di nascere falena, essere attratto dalla luce viaggiando nell’ombra, diventando luce lui stesso per molti altri. È esilarante e commovente la rima “Alberto Neri profanava i cimiteri”, non solo utile allitterazione, ma fotografia perfetta di un corpo a corpo tra i vivi e i morti, che non si lasciano mai in pace, vicendevolmente (noi ricordiamo loro e loro ci assediano sfilando dalle maglie della rete troppo sottile che ci divide). Qui la traccia lo coglie in procinto di attaccare il cimitero Monumentale di Reggio Emilia, ed espugnarlo. Un vero gioiello di canzone, un affresco di un uomo che è il monumento alla vita che non è mai sazia di se stessa.