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Il film “Drive” (2011) di Nicolas Winding Refn e interpretato da Ryan Gosling è stato sicuramente uno dei più “iconici” dello scorso decennio e non ci sono dubbi che la sua riuscita sia legata anche alla ottima colonna sonora di Cliff Martinez, che poi il regista ha voluto come suo collaboratore anche in “Only God Forgives” (2013) e “The Neon Demon” (2016). Tuttavia senza nulla togliere all’ottimo Cliff Martinez la traccia che ha lasciato e che lascia il segno è “Nightcall” (pubblicato come singolo dalla Record Makers, l’etichetta degli AIR Nicholas Godin e Jean-Benoit Dunckel) del disc-jockey, producer e compositore francese Vincent Pierre Claude Belorgey, aka Kavinsky. Espressione artistica di una certa cultura retrowave che non è mai stata un movimento vero e proprio, ma che comunque sottotraccia c’è e continua ad avere una forte suggestione presso gli appassionati, il pezzo e lo stesso Kavinsky hanno ovviamente beneficiato del grande successo dell’ottimo film di Refn. Sempre nel 2013 Kavinsky pubblica il suo primo LP “Outrun” prima di scomparire dalla luce dei riflettori – ovviamente in questo caso parliamo di riflettori al neon.
Una introduzione alla recensione di questo disco forse prolissa ma che credo spieghi bene perché ascoltando “Reborn”, il secondo e nuovo LP di Kavinsky, la sensazione immediata è quella di riascoltare e rivivere quelle stesse suggestioni e di essere calati dentro un contesto che è familiare e che per chi ama questa benedetta retrowave costituisce una dimensione magica e dove tutto è possibile. Per fare sì che questo succeda in alcuni casi non è necessario cercare di essere innovativi: “Reborn” – la title-track, cantata da Romuald e prima di tante collaborazioni presenti all’interno del disco – ad esempio appare proprio idealmente essere una specie di sequel di Nightcall. Fanno parte dello stesso filone synth-wave pezzi come “Zenith” (con Prudence e Morgan Phalen), “Vigilante” e “Plasma” (entrambe ancora con Morgan Phalen) e Zombie che tra tutte quelle elencate fino a questo momento è quella lì che ha più un marchio di fabbrica tipicamente eighties.
Il disco però non sta tutto qui. Preme innanzitutto considerare la buona qualità dei suoni, a differenza di molte produzioni più tipicamente indie o dream-pop dove in generale la qualità pure in quelle più “importanti” è scadente o si perde in una maniera troppo vaporosa e/o kitsch: basti considerare gli ottimi suoni dell’opener “Pulsar” con un solo di synth verso la fine del pezzo che per quanto semplice e minimal è veramente efficace. Il resto della proposta però, dicevo, è vario e mostra un certo eclettismo probabilmente anche grazie alla varietà delle collaborazioni. “Renegade” con Cautious Clay mescola suoni tipo r&b a firma Louis Cole con i Daft Punk; “Goodbye” feat. Sébastien Tellier è forse il momento più alto sul piano “romantico” di un disco che ha un carattere per lo più (retro)futurista e comunque “epico”: pezzi come “Trigger”, “Outsider” e “Horizon” (con Thomas Mars dei Phoenix al vocoder) rimandano a colonne sonore tipicamente anni ottanta in proposte cinematografiche che vanno da “Lethal Weapon” (1987) a quella di serie tv quali “MacGyver” (1985-1992).
L’estetica in fondo è quella della colonna sonora ideale da ascoltare mentre si è alla guida di KITT, l’automobile indistruttibile della serie “Knight Rider” (1982-1986) ideata da Glen A. Larson e interpretata nel ruolo di protagonista dal mitico David Hasselhoff. Co-prodotto con Victor Le Masne e Gaspard Augé del duo Justice, “Reborn” non è sicuramente un grande disco, però piace e potrebbe piacere molto a chi è appassionato di un certo tipo di immaginario e ha sempre sognato di mettersi alla guida di una Supercar.
74/100
(Emiliano D’Aniello)