Share This Article
È uscito a marzo per Dischi Bervisti “Bound”, nuovo disco degli Earthset, quartetto alt-noise rock bolognese composto da Luigi Varanese, Costantino Mazzoccoli, Emanuele Orsini ed Ezio Romano.
Registrato dal vivo ed in un’unica sessione, il disco affronta il tema delle relazioni come fondamento dell’esistenza ed uscirà a marzo 2022. Nelle intenzioni degli Earthset, “Bound” non è solo un LP, ma “un’unitaria opera d’arte che abbraccia musica, letteratura, fotografia, performance live e arti visive.Il tema centrale, le “relazioni”, umane e non, quale base su cui poggia l’esistenza, è la chiave di lettura dell’intero progetto e della scelta di registrare il disco dal vivo, in un’unica sessione senza soluzione di continuità. Ogni canzone è collegata alla precedente ed alla successiva, ogni brano ha il proprio video che, unitamente agli altri, andrà a comporre un’unica narrazione audiovisiva”.
Nel febbraio 2021 i quattro avevano realizzato “Retour au Ciné”, il film del cine-concerto de “L’Uomo Meccanico”, ripreso dal vivo presso il Teatro Comunale di Bologna e prodotto da Fonoprint studios, con il contributo della Regione Emilia-Romagna e la collaborazione di ATER Fondazione. Il film è presentato in anteprima al festival Univerciné di Nantes e poi trasmesso nell’ambito di VIRALISSIMA, il format di eventi online della Regione Emilia-Romagna, che raccoglie il meglio della produzione regionale.
Piccolo disclaimer. Earthset è una creatura chimerica, frutto degli incontri e degli scontri tra Luigi, Ezio, Emanuele e Costantino: essendo quattro persone molto diverse e dagli ascolti variegati, non troverete eccessiva coerenza in questa top 7 che raccoglie i dischi che più hanno fornito spunti per la creazione di “bound” e la definizione del nostro sound per questo lavoro.
1. Cani dei Portici – “DUE”
Demetrio e Claudio sono, prima di tutto, due carissimi amici che ci hanno supportato molto in questi anni, nonché musicisti per i quali nutriamo una grande stima. Claudio ha partecipato attivamente alla produzione di “bound”, seguendo registrazioni, mix e master.
La matrice più hard-core di “bound” deve molto al nostro rapporto con loro e con il loro secondo disco DUE, soprattutto per quel che riguarda alcune scelte sonore sulle parti più pesanti.
2. Low Roar – “Once in a Long, Long While…”
Un cantautorato alienante, che mischia folk, elettronica, psichedelia e noise. Questo disco di Low Roar ha fornito ispirazioni soprattutto a Costantino, che nel disco si occupa di tutta l’effettistica e rumoristica.
3. Husky Loops – “Ep1“
I primi lavori degli Husky Loops, band bolognese di stanza a Londra, hanno incuriosito subito Ezio ed Emanuele, con il loro mix tra beat, rock aggressivo e indie. Incontrati per caso ad una serata al Covo Club, il loro stile ritmico e la cura nei suoni ha senz’altro dato imput a una ricerca personale i cui frutti si ritrovano in alcuni momenti di “bound”.
4. Deerhunter – “Halcyon Digest”
Il senso della melodia è probabilmente il più grande talento in musica, si rischia sempre di esagerare e scadere nello stucchevole. Questo istinto combinato con le atmosfere sospese, la malinconia onirica e la semplicità nello scrivere le canzoni sono il chiaro segno che Bradford Cox o è un genio oppure sa qualcosa che noi non sappiamo.
5. Nine Inch Nails – “The Downward Spiral”
Un disco che forse non ha bisogno di presentazioni, ha ispiriato principalmente Emanuele con le sue parti di batteria graffianti e suoni ibridi fra elettronica, industrial e rock oltre ad essere un disco che in generale non può non essere ascoltato migliaia e migliaia di volte.
6. Can – “Ege Bayamsi“
Ci sono dei momenti in cui non si capisce dove finisce la batteria e comincia il basso, sono praticamente lo stesso strumento, Czukay e Liebezeit vanno dove gli pare, cioè sempre dritti. Tutti gli altri vagano e saltano, tanto sono su un treno ritmico che per inerzia li porta per forza verso la fine di uno dei dischi migliori della storia.
7. A Perfect Circle – “Eat the Elephant”
L’ultimo lavoro degli A Perfect Circle è stato d’ispirazione sia per le sofisticate linee melodiche di Maynard che per l’incredibile senso del gusto armonico di Billy Howerdel, gli intrecci strumentali e la costruzione stratificata dei brani è tanto geniale quanto illuminante.