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Ancora una volta, quattro segnalazioni discografiche dal mondo per uscire del mese di maggio, in un viaggio europeo che tocca Italia, UK e Spagna.
“053” TSVI+Loraine James (AD93, 2022)
AD93, che forse alcuni di voi si ricorderanno come Whities, porto sicuro per qualunque amante dell’elettronica, da alle stampe questo 12” collaborativo tra TSVI (Guglielmo Barzacchini, italiano basato a Londra e autore di varie uscite hard drum) e Loraine James, uno dei nomi più forti degli ultimi anni con la sua footwork d’autore, se mi si concede il termine. 5 tracce per 20 minuti di musica, il tempo giusto per sublimare una collaborazione che vede stili diversi incrociarsi per creare un sound in cui ricerca del suono e reminiscenze clubbing regalano un’esperienza d’ascolto a suo modo inedita.
“XXYBRID”, NZIRIA (Never Sleep, 2022)
Interessante quanto straniante tentativo di riappropriarsi di dialetto e tradizione musicale napoletana, NZIRIA firma il suo debutto su Never Sleep, etichetta di Gabber Eleganza con un LP dedicato alla riattualizzazione della tradizione neomelodica.
Evitando però facilonerie e luoghi comuni, NZIRIA riesce a coniugare lo stile gabber con gli elementi della canzone partenopea, riuscendo senza dubbio a catturare la nostra attenzione.
“Wax”, Klahrk & KAVARI (Genot Centre, 2022)
Altra uscita a due teste, questa volta per l’etichetta ceca Genot Centre a nome Klahrk e KAVARI, due artisti di origine britannica. Con “Wax” si porta avanti il mai interrotto discorso della deconstructed club, senza però mai il rischio di cadere nello scontato o nel già sentito. Sei tracce (più tre remix) che dipingono un’esperienza clubbing scurissima, in cui ricerca delle ritmiche e del sound design procedono di pari passo. Consigliatissimo.
“Pripyat”, Marina Herlop (PAN, 2022)
Uscito per la solita PAN di Bill Kouligas, “Pripyat” è uno dei dischi più divertenti che ho avuto il piacere di ascoltare negli ultimi tempi. Costruito principalmente sul pianoforte e sulla voce di Marina Herlop e mixato da James Ginzburg, consigliato a chi aveva apprezzato “PROTO” di Holly Herndon ma ne ricercava una declinazione più ‘umana’; siamo qui distanti da discorsi su intelligenze artificiali e post-umanesimo, e abbondano anche gli strumenti acustici. Emozionante.