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Cigarettes After Sex, Sequoie Music Park, Bologna, 29 giugno 2022
Scendono cinque aerei sullo sfondo dietro il palco, durante il live dei Cigarettes After Sex. Bologna è una città di ritorni, da dove parti per esplorare il mondo, la maggior parte delle volte e poi ti riappoggi, riparti verso casa. E quando torni porti con te quello spleen interiore di qualcosa che finisce, che ti ha (spesso) lasciato qualcosa dentro, che sei contento di avere fatto, quanto triste che sia finito. In quel cielo c’è un comico problema, o meglio è comico doverlo segnalare: c’è ancora il sole, sono ancora le 21, splende la luce quando la band di Greg Gonzalez inizia a suonare e sono le 22.10 quando termina.
Andrà peggio il giorno successivo, perché è prevista una esibizione in Belgio, al Rock Werchter, poco dopo le 16 e forse è per quello che tutto inizia e finisce così presto: sono quelle cose che non si dicono, ma su cui si costruisce un tour, sono orari splendidi, europei, illuminati, eppure stasera stonano. E il comico problema è la luce, ancora quasi accecante che illumina il gruppo al suo ingresso, un gruppo così chiaramente crepuscolare, che illumina con luce bianca il nero che sta in sottofondo alle sue canzoni, un contrasto troppo evidente per passare inosservato.
Poi, finalmente, la luce scende, gli aerei scendono e chiudendo gli occhi si riesce ad entrare nel sentimento di quelle note di chitarra e in quella voce eterea e in quella eterna variazione dello stesso tema musicale. Accade circa al quinto pezzo, “Sweet”. Al terzo aereo. Accade di sentire e vedere tutti felici, o malinconici o emozionati. La potenza dei Cigarettes After Sex sta nell’enorme carica emotiva dei proprio brani, nella voce unica di Greg e, volendo, in poco altro: la batteria accompagna, il basso è organo pulsante non protagonista,ma fondamentale tappeto sonoro. E come spesso accade quando si parla di dream pop o di percorsi musicali più minimali, sta in quello che si vuole raccogliere.
Oggettivamente è un live onesto, solido quanto privo di scossoni, senza note particolari nemmeno su quello che è il rapporto tra pubblico e band: we love you, we love you Bologna, ripete la voce diverse volte, senza convinzione (chi di concerti ne ha visti, sa quando quella dichiarazione è sentita e quando di circostanza). Soggettivamente, però, sono tutti felici.
Le persone, probabilmente, ad occhio duemila o tremila, accorse oggi per un tour che ancora arriva dal 2020 ed eternamente rinviato per noti motivi, di quei due album datati 2017 e 2019 conoscono quasi ogni parola. Non hanno perso il filo, vi sono ancora attaccate, come se non fosse successo niente, come se non fossimo tutti diversi. Filmano ogni passaggio, rimangono nella loro zolla di terra dove accennano un passo di danza che è quasi sempre, idealmente un passo a due (e infatti “Apocalypse” è il primo ballo di una coppia folle, sull’ultimo treno che mantiene viva la razza umana, mentre il mondo è congelato, nella serie “Snowpiercer”) e sembrano uno spaccato di una generazione tra i 20 e i 35, perfettamente distribuita e variegata, colorata, estensione sottopalco di uno dei tanti pride di quest’anno, ormai festa collettiva, più che lotta civile.
Ha senso vedere un concerto dei Cigarettes After Sex? Probabilmente si, per quel qualcosa che ti si appoggia sulla spalla. Avrebbe senso rivederlo? Probabilmente no, perché nella loro franchezza quello sono, senza sperimentazione, una band che ha scelto una tavolozza e un ristretto gruppo di colori per cercare di trovare la sequenza giusta (o l’ha già trovata, in “Heaverly”? Come poter fare qualcosa di meglio di così? )
Eppure tornando, dopo un concerto che finisce troppo presto, in macchina si spinge subito play su “Apocalypse”, di nuovo, come se fosse ossigeno, come se il corpo ne avesse bisogno.
Ci sarà un motivo per tutte queste persone, per questi dieci milioni di ascoltatori mensili a tre anni di distanza dall’ultimo disco, per tutti quei sorrisi felici, per quel senso di leggerezza e educazione nella coda, per quegli aerei che atterrano e dicono che è finito qualcosa, che non è il momento migliore dei nostri ricordi, eppure, in fondo, che è valsa la pena averlo vissuto.
(Alessio Falavena)
foto di Alessio Falavena
foto in home di Alise Blandini del concerto di Milano del 2019