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Perlustrando all’interno del disomogeneo universo sommerso della scena emergente italiana, tra una serie di sgangherate produzioni in chiave it-pop e malcerti tentativi di riproposizione di formule classiche, spesso prive di grinta e di identità, capita di perdere la bussola e di finire a navigare tra lande poco battute. Così, quando ci si imbatte nell’esordio di Specchio, nome scelto da Annalisa Vetrugno, la reazione è di sorpresa di fronte a qualcosa di inaspettato.
Originaria di Campi Salentina, in provincia di Lecce, cresciuta professionalmente a Milano, dove si trasferisce per studiare produzione audio, ha pubblicato lo scorso 6 maggio, per l’etichetta Non ti seguo records, l’Ep dal titolo “Ristagno“. L’ultima produzione, che contiene al suo interno 5 tracce è il suo primo lavoro come solista, dopo un’iniziale percorso da bassista in svariati progetti. Sbirciando su soundcloud (https://soundcloud.com/gattocess) non si può fare a meno di notare la molteplicità di generi dentro una produzione che spazia da esperimenti elettronici a canzoni post-rock con influenze shoegaze ed emo.
Prima di scegliere di registrare, produrre e mixare in autonomia, aveva inoltre messo sù una band, i Buckingum Palace, dedicandosi contemporanemente a improvvisazioni noise con i Superdad, il duo creato insieme ad Angelo Guido (meanwhile.in.texas).
I brani che compongono l’Ep sono un mix oscuro e graffiante, attraversato dalla voce di Annalisa che abbozza suggestioni vocali che esprimono una ricerca inquieta nel proprio io, caratterizzate più dall’esigenza di musicalità che da un significato preciso nella scelta delle parole. L’obiettivo, dichiara l’artista, è tuttavia quello di trasmettere un senso di riscatto e riemergere da una palude di concetti e contrasti irrisolti. Nel disco il cantato rarefatto è un flusso unico insieme a synth, tastiere e chitarre (il tutto suonato da sola, ad eccezione di batteria e cori di Giacomo Greco), dove traspare l’influenza di Kim Gordon e dei Sonic Youth, tra gli ascolti preferiti di Annalisa accanto ad Arca, i Duster e i Velvet Underground.
Un esordio decisamente coragioso che profila un percorso e una visione diverse da quelle che imperversano in Italia nel mainstream e non solo.
(Eulalia Cambria)