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La scorsa settimana, durante la classica capatina su Bandcamp alla ricerca di qualche nuovo disco interessante, la mia attenzione è stata subito catturata dalla copertina di uno dei new and notable evidenziati dal feed. Si tratta di “Stop, Look, Listen” di Phil Raphaël, pianista e compositore americano la cui biografia lascia parecchi punti interrogativi.
Nato nel 1930 e cresciuto a New York, Raphaël riesce a entrare a far parte della scena be bop dell’epoca, suonando con Charlie ‘Bird’ Parker, il sassofonista John Eardley e altri protagonisti di quegli anni; dopo una registrazione del 1951 per la Prestige passa da Las Vegas a Bruxelles, dove infine registra “Stop, Look, Listen”.
Pubblicato originariamente nel 1972 per la Selection Records, etichetta specializzata in library music, “Stop, Look, Listen” è una rarissima perla che, attraversando generi e stili, mostra la visione musicale totale del suo autore. Accompagnato dalla sezione ritmica della band di Babs Robert (Robert Pernet alla batteria, Johnny Perret a vibrafono e percussioni e Paul Dubois al contrabbasso) e dalla cantante lirica Rose Thompson, le quattro composizioni spaziano dal jazz alle reminescenze classiche fino alla sperimentazione totale.
Quattro brani che presentano più un universo che un preciso momento nella vita di un artista, in cui l’ascoltatore si perde completamente (tanto che varie volte, nel corso dei miei ascolti, ero pronto a cambiare disco pensando di essere alla fine dell’album e ancora a metà) e si lascia trascinare dalle melodie scritte da Raphaël, suonate una volta dal suo pianoforte l’altra dal vibrafono di Perret, e dalle loro vibrazioni psichedeliche.
A decenni di distanza, quando viene domandato a Paul Dubois cosa ricordava delle registrazioni di questo diamante grezzo del jazz belga, ha dichiarato che non si ricordava assolutamente nè di Phil Raphaël nè della cantante Rose Thompson, tanto per aggiungere un po’ di mistero a questo fumosissimo recupero 70s.
Dopo 50 anni, l’etichetta belga Sdban Records è riuscita a ritrovare i nastri dell’originale e farne una nuova edizione, e non possiamo fare altro che ringraziare per averci fatto ascoltare questo specialissimo pezzo unico.
(Matteo Mannocci)