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Steve Gunn, Hana-Bi, Marina di Ravenna, 19 luglio 2022
“Other You” è stato uno tra gli album più sottovalutati, a naso, nelle classifiche di fine 2021. Del resto esce talmente tanta roba che ci sta, l’iperproduzione musicale è di fatto un’esemplificazione di inquinamento, come quello ambientale, luminoso, ecc., che in questo caso riguarda le nostre orecchie e non ci permette di concentrarci su quanto è veramente importante. Sta di fatto che ha fatto dimenticare a molti il bellissimo ultimo album di Steve Gunn, un chitarrista che ha iniziato la sua carriera nei Violators di Kurt Vile ma che se n’è affrancato da tempo con una ventina (!) di album, se contiamo anche le collaborazioni, in 15 anni di attività solista.
Questo è il motivo per cui la sua data all’Hana-Bi di martedì scorso (tra l’altro gratis) non era ulteriormente passabile sotto silenzio. Sono quindi partito dall’Emilia al tardo pomeriggio per appropinquarmi in Romagna, vicino a dove da piccolo passavo le estati: l’odore della pineta è la medesima da allora, e mette di buonumore. In tutta questa perfezione però è arrivato subito l’appunto storto della serata: il live del newyorkese era previsto in solista, senza band. Colpa mia ovviamente che non lo sapevo, ma quello era. Steve Gunn ha dimostrato di essere un fuoriclasse anche da solo, anzi, ha reso molto di più di quello che potevo immaginare, però con la band il risultato sarebbe stato diverso. E anche le canzoni di “Other You” – che amo follemente – avrebbero avuto il loro contorno preciso.
Il concerto pertanto è stato più minimale ed è risultato pure breve, visto che è durato poco più di un’oretta. Gunn in ogni caso è riusciuto a ricreare molta della pasta psichedelica che contraddistingue il suo ultimo materiale con l’uso di un’effettistica funzionale e puntuale: niente looper ma un gran utilizzo di delay e riverberi prolungati per creare attese sonore e immersioni in un mare magnum di sensazioni sixties e delicatezze poetiche. Il suo fingerpicking è inebriante, ipnotico, Steve Gunn ha una capacità di arpeggiare in una maniera che sembra di ascoltare quanto meno due chitarre, non una, lavorando molto sulle tre corde più basse a mo’, appunto, di basso. Prendete il riff di “On The Way”, è impressionante vederlo fare quella roba.
“Pensandoci bene, è la prima volta che suono sulla spiaggia”, ha detto a seguire del brano di apertura, e poi ha ricordato come fosse lieto di suonare in un luogo dove sono passati molti suoi amici ma non ha parlato molto oltre. La sua esibizione è stata asciutta, un po’ timida (deve essere un po’ il suo porsi o anche solo il fatto che l’audience era seduta, il che rende tutto più statico) ma di fascino indubitabile.
Ok, il live di Marina di Ravenna è servito per riportare un cantautore straordinario sulle nostre pagine e nei nostri ascolti (e spero, dopo questo live report, anche nei vostri) ma il prossimo giro ci si aspetta anche il basso e batteria, così davvero nessuno potrà più ignorare il suo songwriting elevatissimo.
SETLIST:
Fulton
Morning River
On the Way
Among the Trees (Michael Chapman cover)
Way Out Weather
New Familiar
Morning Is Mended
Encore:
Water Wheel
(Paolo Bardelli)