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Jeff Buckley è un artista che non si ricorda mai abbastanza, per fortuna il suo mito è arrivato fino a noi e spesso ritroviamo articoli su di lui in giornali anche generalisti, il che va benissimo, ma forse non è mai stata sottolineata abbastanza una particolarità della sua canzone più famosa, ovvero “Grace”, e cioè il suo inconfondibile andamento che può essere considerato quasi un “paradigma” nella pop-ular music.
Il brano si muove ritmicamente in un modo che definirei personalissimo, è una sorta di ballad shuffle con un avanzamento terzinato incalzante e sebbene sia tecnicamente un “normale” tempo 4/4, in realtà le 4 battute maggiori sono divise in terzine diventando un 12/8 e ciò gli conferisce quel procedere swingato. Senza essere musicisti scafati, è evidente all’orecchio di chi ha ascoltato un po’ di musica che il terzinare di “Grace” si avvicina molto allo svolgimento di un tempo in tutto e per tutto 3/4, che è – ricordiamolo – il tempo del valzer ma che se velocizzato ha caratterizzato diverse canzoni nell’ambito pop e rock. Il mio orecchio quindi ha sempre considerato come un alcuni brani avevano già in sé i semi del senso di “Grace” e tra queste una non convenzionale può essere considerata “Prodigal Son” degli Iron Maiden (tratta da “Killers”, 1981), che è un vero e proprio 3/4 con un’incipit che potrebbe davvero avere ispirato Gary Lucas nel creare l’intro di “Grace”, chi lo sa:
Ma anche una manciata di anni prima di “Grace” c’era stata un’altra band che aveva usato il 3/4 velocizzato al punto giusto, fornendo quel mood terzinato “à la Grace”, e cioè i Red Hot Chili Peppers in “Breaking The Girl” (da “Blood Sugar Sex Magik”, 1991). Riascoltatela e poi mi dite:
Lo spartiacque “Grace” creò molti cloni, o meglio fu Jeff Buckley a ispirare molteplici cantautori e a mio parere pure il NAM (New Acoustic Movement), non-movimento che fu tra la fine dei ’90 e inizio degli anni ’00 è ampiamente debitore del figlio di Tim, in particolare in band come Turin Brakes, Kings Of Convenience, Starsailor e i Coldplay di “Parachutes”, che usarono ampiamente il 3/4, in particolare in canzoni come “Shiver” (Coldplay) o come “Sea Song” (Doves):
Ovviamente ci sono tante altre canzoni pop “famose” in 12/8 (in questo video trovate anche una spiegazione per neofiti della specificità del 12/8) e finanche in 3/4 (tra cui anche “Hallelujah” di Cohen) ma questo articolo voleva riportare solo quelle che avevano una liason più marcata, quantomeno per le mie orecchie, allo “standard Grace”.
Dando a Cesare quel che è di Cesare, perché se “Grace” è così bella è anche merito di Gary Lucas, che l’ha sostanzialmente scritta strumentale: la versione che lui mandò a Jeff, che ci mise su melodia e testo, è racchiusa nell’album-compilation “Level The Playing Field – Early Hurly Burly 1988-1994”: il pezzo si intitola “Rise Up To Be” e Jeff non la cambiò neanche tanto, escluse solo la coda atmosferica. Perché per creare dei capolavori occorrono solitamente tante collaborazioni, ricordiamocelo quando gridiamo al one-man band.
(Paolo Bardelli)