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Ci sono i dischi estivi e ci sono i dischi romantici. Oppure, come diceva il critico Rob Mitchum nella recensione su Pitchfork dell’album “L’Avventura” di Dean and Britta, ci sono i dischi da summer romance. Che altro non è che la perfetta fusione dei due universi. E il buon Mitchum aveva ragione, l’album uscito nell’estate di diciannove anni fa profuma proprio di questo: di giri in auto senza meta su strade di campagna a malapena asfaltate, di tramonti passati a bere birra sotto al vento caldo nel patio di una casa lontana da tutto e da tutti, di eterne chiacchierate sul futuro – che forse si avvererà o forse no – sulla spiaggia, dopo un bagno di mezzanotte.
Dean Wareham non ha certo bisogno di presentazioni. Chitarra e voce degli imprescindibili Galaxie 500, in seguito leader della storica band indie-pop Luna, nel 2001 accoglie Britta Philips nel gruppo, per poi diventare suo marito nel 2006. La stessa Britta, prima di approdare nei Luna, aveva avuto un precoce successo come giovanissima doppiatrice per la serie animata cult degli anni ’80 “Jem”, e suonato e cantato in numerose band della scena newyorkese. La storia è questa: poco prima dello scioglimento dei Luna, che secondo Wareham avevano già detto tutto, l’artista inizia a lavorare al suo primo disco solista. Quando trova nella propria abitazione dei demo registrati da Britta in solitaria, contenenti anche alcune inaspettate cover, rimane impressionato e le chiede di partecipare al processo di scrittura del nuovo lavoro. È così che nasce “L’Avventura” (sì, il titolo è in italiano). Alla produzione viene chiamato Tony Visconti, non proprio uno qualunque, ed il risultato è eccezionale.
Lo stile musicale rimane simile a quello dei Luna, con le chitarre indolenti a dettare il ritmo e il timbro vocale loureediano di Waerham a coccolare e stordire. Dal canto suo, Britta si inserisce alla perfezione in questo connubio con la sua voce angelica ma inafferrabile, che regala al corpus del disco ulteriori sfumature. “Night Nurse”, posta giustamente come prima traccia, è il pezzo manifesto, con il delicato botta e risposta della coppia ad immergerci nelle atmosfere di cui si parlava al principio. Altrettanto deliziose sono le carezze di “Ginger Snaps”, meravigliosamente arrangiata da Visconti, che ci racconta delle fatiche quotidiane dell’amore e di come superarle. Uno di quei classici pezzi capaci di trasformare un broncio in un sorriso. “I Deserve it”, cover irriconoscibile di un brano di Madonna, entra in territori più torbidi ma senza spingersi troppo in là, evocando scenari da viaggio on the road e tappe notturne in diner sperduti. Britta si prende il proscenio in pezzi come “Out Walking” e “Your Baby”, anticipando alcune suggestioni che avrebbero reso grandi i Beach House pochi anni dopo. Anche nel caso di “Moonshot”, un altro dei brani simbolo dell’album, si parla di una cover di non facile individuazione, ovvero di una canzone di protesta della cantante canadese di origini aborigene Buffy Saint Marie. Qui Dean and Britta ci trasportano dalle parti dei Pink Floyd pre-Dark Side of The Moon e del primissimo Bowie. Si potrebbe procedere con una disamina di ogni singolo brano, ma quanto detto fin qui è sufficiente a catturare lo spirito di un album fuori da logiche temporali e dalle mode, e, proprio per questo, ideale per questo periodo, per questa torrida estate in qui non vogliamo altro che sentirci sussurrare nell’orecchio: “we’re gonna make it after all”.
(Stefano Solaro)