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Il debutto dei neozelandesi The Beths (“Future Me Hates Me”, 2018) mi aveva esaltato non poco. Trainato dall’instant classic “Great No One” e “Happy Unhappy”, singolo dell’estate per Rolling Stone, poneva la band al livello di Alvvays e Speedy Ortiz con rimandi anche all’emo dei Sunny Day Real Estate. Le premesse per ripetersi ci sono tutte (dopo un sophomore senza particolari acuti) nel nuovo “Expert In A Dying Field”, in uscita il 16 Settembre 2022 per Carpark e Flying Nun.
La chitarrista e vocalist Elizabeth Stokes in particolare è notevolmente migliorata nella scrittura, quasi in bilico tra narratrice e documentarista: le dodici canzoni sono sì autobiografiche ma parlano anche di relazioni, problematiche sociali e assenze in un leit-motiv così espresso: “What do you do with how intimately versed you’ve become in a person, once they’re gone from your life?” L’opener “Expert In A Dying Field” introduce un’altra tematica forte del disco: “How do you know it’s over when you can’t let go?” Per il resto la band guidata dal chitarrista e produttore Jonathan Pearce – con la Stokes si conoscono dalle scuole superiori, per poi studiare jazz all’università – mette sul piatto una ricetta elettrica tra indie-rock e power-pop con una gemma di lancio, “Silence is Golden.” E mai titolo di questi tempi sembra più azzeccato.
Registrato negli studi di Pearce a Karangahape Road in Ta–maki Makaurau, Auckland a fine 2021, l’album ha subito una brusca interruzione di quattro mesi dovuta al Lockdown nazionale. Scambiandosi idee via remoto le cose sono andate avanti fino al missaggio “on the road” a Los Angeles durante il tour americano dello scorso Febbraio. In bocca al lupo ragazzi!
Foto di Maison Fairey