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Yves Tumor @ Arti Vive Festival, Soliera, July 9, 2022
Nella splendida cornice di Arti Vive Festival, che quest’anno ha visto avvicendarsi sui suoi palchi una serie di nomi davvero notevoli, Yves Tumor e la sua band trascinano il pubblico con uno show intenso e oscuro, cinquantacinque minuti furiosi e pulsanti cui gli spettatori hanno risposto con un calore e una partecipazione sorprendenti.
Ad aprire la serata sono gli MØAA, trio che fa parte della famiglia WWNBB Collective e che propone un dream pop onirico e intriso di elementi new wave e soprattutto shoegaze. L’esibizione, di quaranta minuti, convince. I brani, che non mascherano mai le fonti d’ispirazione del gruppo, sono puntellati qua e là di passaggi originali e intriganti, che mostrano come il trio, la cui leader trascina, con la sua voce ipnotica, gli spettatori in un tunnel di ombre e di vibrazioni, abbia qualcosa da dire.
Alle 22:30 le luci si spengono nuovamente: per Yves Tumor e i quattro membri della sua band è arrivato il momento di salire sul palco. Avvolti in un fascio di luci blu scuro i cinque attaccano con “Jackie”, pezzo di punta dell’EP The Asymptotical World uscito lo scorso anno. Sean Bowie è letteralmente indemoniato: tra danze e ritualità è in continuo contatto col pubblico, ingaggiando con gli spettatori un dialogo di gesti e di sguardi e avvicinandosi spesso alle primissime file fino a ritrovarsi di fatto quasi in mezzo alla gente, toccato e sospinto dai fan che, particolarmente caldi, ballano e cantano con grande trasporto. Tumor tiene il palco con sicurezza e con grinta. La solidità e la potenza dei brani fanno il resto: sembra che solo in quel modo essi si potrebbero interpretare per rendere loro giustizia.
Tutti i pezzi di Tumor sono immersi in una fisicità tribale. È un movimento instancabile, un flusso di adrenalina tangibile e terrigno che le sfumature new wave, industrial e post-punk della sua musica tratteggiano con eleganza e passione. Questo è il marchio di fabbrica di Yves sin dal 2016, quando uscì l’LP d’esordio di questo suo nuovo moniker, intitolato Serpent Music, un approccio che ha raggiunto il suo apice – quantomeno fino a oggi – nei due LP successivi, Safe in the Hands of Love e Heaven to a Tortured Mind. L’EP uscito l’anno scorso è formato da un pugno di brani con soluzioni melodiche e sonore più “concilianti” del solito ma altrettanto inquietanti e selvaggi. La ricerca di melodie frammentarie e “malconce” calate in un magma alienante e metallico rappresenta uno degli elementi cardine del progetto artistico di Sean Bowie. Tra una “Romanticist” travolgente e una “Gospel for a New Century” a dir poco emozionante, con il pubblico in estasi, lo show procede spedito, come un treno in corsa che non rallenta mai.
È un set cupo ma liberatorio quello che Yves e il suo gruppo propongono, con una scaletta che, com’è naturale, pesca unicamente dagli ultimi suoi tre lavori. La band segue Yves con sicurezza. La chitarra vulcanica di Chris Greatty si ritaglia uno spazio da protagonista in svariati momenti, con punte quasi hard rock durante le quali Tumor carica il pubblico mentre si muove imperterrito sia sul palco sia sotto di esso. Questi musicisti (che, oltre a Greatti, sono Gina Ramirez al basso, Yves Rothman ai synth e Rhys Hastings alla batteria) seguono Bowie già da un po’ e l’intesa maturata in questi ultimi anni è evidente e palpabile. Le meravigliose esecuzioni di “Licking an Orchid” e “Kerosene”, che mostrano quanto siano versatili Yves e i suoi musicisti, sono foriere, con i loro beat ossessivi e con le loro linee vocali avvolgenti, di un sentimento di claustrofobia e di inquietudine. Altrettanto eccezionale è “Noid”, colonna portante di Safe in the Hands of Love, che col suo incedere velenoso e ipnotico diventa uno showcase della bravura di Yves a interpretare i brani e a “tenere” il palco. Ecco, quindi, altre anarchiche discese verso il pubblico di Tumor e altri vibranti graffi chitarristici di Greatty, che Yves stesso incalza, sospingendolo e quasi sostenendolo. La conclusione del live è affidata a “Secrecy Is Incredibly Important to the Both of Them”, tratta dall’ultimo EP, anch’essa un’esplosione di fragore e di grinta, com’era accaduto anche a Glastonbury qualche giorno fa.
In definitiva, anche (e soprattutto) sul palco Yves Tumor si rivela uno degli artisti più interessanti e indecifrabili degli ultimi anni. Che si tratti del mistero che ha costruito su di sé e intorno a sé (di lui si sa poco o niente) o della originalissima fusione di generi che propone, Tumor continua a essere difficile da etichettare, e questo è per tutti noi un motivo in più di fascinazione. All’interno del solido programma di quest’anno di Arti Vive, lo show di Tumor è stato indubbiamente un grande momento.
(Live report e foto di Samuele Conficoni)