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The Smile @ Fabrique, Milano, July 14, 2022
La prosecuzione di un discorso artistico e, oserei dire, filosofico iniziato alcuni decenni fa, che non si è davvero mai interrotto – e che ha come recenti capitoli l’ultimo lavoro dei Radiohead uscito nel 2016, A Moon Shaped Pool, e poi Anima del Thom Yorke solista, senza dimenticare le colonne sonore composte da Jonny Greenwood negli ultimi sei anni -, è il motivo per cui gli Smile non solo hanno senso di esistere ma sono anche necessari in questo preciso momento. A unirsi alla facundia compositiva dei due principali dii ex machina dei Radiohead – πνεῦμα, platonicamente parlando, del gruppo sin dal suo primo giorno – è arrivata la batteria così piena di sfaccettature e di riflessi di Tom Skinner (Sons of Kemet), che sembra dare nuova linfa all’eccezionale talento di Thom Yorke e di Jonny Greenwood, che anche in questa nuova avventura artistica stanno a meraviglia insieme. Pur esistendo da poco (un anno e mezzo, ormai) gli Smile mostrano sul palco un’intesa rara: mossi da un’intensità straordinaria e da un feeling reciproco notevolissimo, i tre tengono il palco con una grinta e un trasporto unici, forti anche del solido rapporto che intercorre tra Yorke e Greenwood, specificamente musicale ma anche personale; i due, con differenti attitudini e modi d’intendere la performance, si completano vicendevolmente con maestria ed eleganza.
Il set proposto a Milano non è unicamente formato dai brani presenti sul loro debutto uscito qualche mese fa, il brillante A Light for Attracting Attention, benché questi, ovviamente, monopolizzino ampiamente la scaletta: sui tredici pezzi totali presenti nell’LP ben dodici vengono eseguiti, a cominciare dalle ipnotiche e sinistre “Pana-Vision” e “Thin Thing”, perfetta apertura di uno show incandescente e conturbante. Nella prima Thom, dopo essere entrato con stile, sta seduto al piano dando le spalle al pubblico; nella seconda è al basso, strumento che suona ampiamente nel corso della serata, pur imbracciando spesso la chitarra e avvicinandosi anche, benché più raramente, al pianoforte elettrico e a un synth. Greenwood si alterna tra basso, chitarra, piano elettrico e synth, talvolta suona l’elettrica con l’archetto del violino, si contorce e si “spende” con tutto il suo corpo per raggiungere il sound a lui più congeniale. Tom Skinner, dalla sua, non è mai un semplice metronomo: la sua batteria, infatti, è pungente, ricercata e diversificata. Sa perfettamente quali vesti deve assumere in ogni canzone e non risulta mai uguale a se stessa.
Il set procede in maniera impeccabile. Yorke è animato da un trasporto e da una vitalità straordinari: la sua voce è come al solito magica e il suo legame con Greenwood trascende ogni banale etichetta, incarnandosi in un modulato e raffinato tutt’uno musicale e anche umano. Che sia la magia di “Speech Bubbles”, l’onirica σκηνή preparata da “Skrting on the Surface” o il ritmo velenoso e contagioso della nebbiosa “The Smoke”, l’approccio dei tre a ogni esecuzione è sia mentale sia fisico, viscerale e cerebrale insieme: negli Smile, come nei Radiohead, le due cose non sono mai in conflitto. L’opening act Robert Stillman – sassofonista accompagnato da una loop station: la sua performance solista non è affatto male – sale sul palco al fianco del trio in due brani, nell’inedita “Colours Fly”, un’esplosione esotica di odori e di immagini, e nell’ultimo pezzo prima dell’encore, la violenta e sanguigna “You Will Never Work in Television Again”, che Greenwood e Skinner vivono come soldati in trincea e che Yorke interpreta con una aggressività magistrale.
Si parlava poco sopra dell’inedita “Colours Fly”: il set milanese ha visto gli Smile eseguire diversi brani non pubblicati, scritti durante le sessioni di registrazione del loro LP e perfezionati nei mesi successivi. Alcuni di essi erano già stati suonati nelle scorse settimane, nel tour europeo che gli Smile stanno portando avanti da più di un mese, con tappa anche al Primavera Sound Festival di Barcellona. A Milano è stata suonata per la prima volta “Under Our Pillows”, un brano appassionato e fumoso, e poi, durante i bis, sono stati eseguiti due brani ormai fissi nel set degli Smile, “Bending Hectic” e “Just Eyes and Mouth”, composizioni che non avrebbero sfigurato se fossero state inserite nel disco e che dimostrano che l’ispirazione, al momento, è tra le mani dei tre, il cui progetto The Smile non sembra un capriccio temporaneo ma una luna di miele destinata a durare. La prova provata di ciò è l’energia e la convinzione con le quali i tre “dialogano” – musicalmente – sul palco. I versi poetici di “Free in the Knowledge” e dell’alienante “The Same”, eseguita nell’encore, formato da quattro pezzi in totale, col suo incedere tragico e inquieto, sono due dei biglietti da visita più solidi e coerenti di questo progetto artistico. Lo show si conclude con un pezzo dello Yorke solista, “Feeling Pulled Apart by Horses”, che si risolve in un emozionato applauso del pubblico, mentre Thom lo ringrazia quasi commosso, come già aveva fatto – parlando anche in italiano – nella prima metà del concerto. Dopo Milano gli Smile si sono esibiti anche a Ferrara e a Macerata e chiuderanno questa tranche italiana di tournée a Roma e a Taormina, a dimostrazione che nel nostro paese vi è una nutrita schiera di seguaci entusiasti pronti ad accoglierli.
(Live report e foto di Samuele Conficoni)