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The Flaming Lips, Martedì 2 Agosto 2022, Villa Torlonia, San Mauro Pascoli (FC)
Partirei dall’istantanea qui sopra per raccontare l’ennesima serata trionfale per Acieloaperto, rassegna giunta alla 10° edizione. E dallo scambio di impressioni con l’altro kalporziano Samuele Conficoni sull’ottima tenuta di una band così longeva e in grado di creare un’empatia unica con il suo pubblico alla data del 2 Agosto alla Villa Torlonia, in un live tanto generoso quanto visionario.
L’apertura delle danze ha visto come sempre succedersi gruppi emergenti come i Mondaze, faentini dall’animo new-wave, i Daiana Lou, quartetto di stanza a Berlino da poco coinvolto su Netflix per una colonna sonora e soprattutto i Clever Square, guidati da Giacomo D’Attorre e attivi dal 2005, che hanno presentato il nuovo “Secret Alliance” in bilico tra l’organicità degli ultimi Yo La Tengo (“Loose Lips”) e l’irruenza dei Pavement (“Sham In The Academic Career”), con una scrittura folk che richiama da vicino Mark Linkous e Jason Molina: un discone dal respiro internazionale.
I cinque musicisti dei Flaming Lips sono già sul palco quando appare uno scapestrato e geniale Wayne Coyne con un uccello robotico: tenta per due volte di farlo volare sulla gente ma quello non ne vuole sapere e roteandosi si capovolge all’indietro nascondendosi dietro al palcoscenico(!) Parte così “The Cosmic Autumn Rebellion” (da “War At The Mystics”), ballad pianistica che cresce in un finale di chitarre prog e doppia batteria tonante. Un’esplosione di coriandoli saluta il primo inno, “Do You Realize??”, immaginando John Lennon che si fonde con gli Air e il dub; “How?” è più futuristica e mostra la duttilità dei principali collaboratori di Coyne, Steven Drodz (presente in line-up dal 1993) e Derek Brown (acquisito una ventina di anni dopo) ai synth, basso, chitarre anche a dodici corde, effettistica. Con “Yoshimi Battles The Pink Robots, Pt. 1” la platea va in visibilio quando appare l’enorme gonfiabile rosa, cantando uno dei refrain più famosi dell’indie-rock del nuovo millennio.
Su “Mother I’ve Taken LSD” dall’ultimo “American Head” Wayne Coyne inaugura la prima bolla della nottata – in media ci resisterà dentro per la durata di tre canzoni. Altri episodi virano chiaramente su tematiche lisergiche come “Be Free, A Way” e “Love Yer Brain”, tratta dal secondo album “Oh My Gawd!!!” del 1987; ritmiche motorik impreziosiscono “Always There, In Our Hearts” dove piuttosto “Will You Return/When You Come Down” esorta a cercare amore in fondo a ogni cosa, pur nella finitezza delle nostre esistenze. Non poteva mancare “She Don’t Use Jelly”, la canzone dei Flaming Lips finita nell’immaginario collettivo grazie a Beavis and Butthead e Beverly Hills 90210; “Moth In The Incubator” è dello stesso album – “Transmissions From The Satellite Heart”, 1993 – e chiude il set ufficiale in modo rumoroso, vibrante con quell’”Embryonic” citato nella strofa che anticipa quello che verrà dopo. L’atmosfera psichedelica è garantita dalle trovate scenografiche, tra gonfiabili che si susseguono sul palco e una bolla che fa il giro della Torlonia cavalcando l’entusiasmo generale.
“Waitin’ For A Superman” e “All We Have Is Now” sono tra i brani più celebrati, come testimonia l’età media degli spettatori che hanno vissuto in prima persona il successo della band di Oklahoma City ottenuto tra “The Soft Bulletin” e “Yoshimi Battles The Pink Robots”. Il connubio Frank Zappa/Pink Floyd di “Worm Mountain” è tra gli highlights, ma d’altronde esce da quello che è l’ultimo loro capolavoro, prima dell’apoteosi finale con “Race For The Prize” introdotta da Wayne Coyne su queste parole: “Non sappiamo se questo sarà l’ultimo concerto delle nostre vite ma di certo è stato uno dei più belli che abbiamo mai fatto“. Onorando l’attività dello staff di Acieloaperto fino a oggi.
Foto di Jonas Severi, in home di Matteo Maioli