Share This Article
40 anni fa usciva questo incredibile disco di un fascino con pochi uguali, che ancora oggi dopo tanti anni ascoltandolo mi lascia interdetto.
Ritrovo le stesse identiche sensazioni di quel tempo: fastidio misto a repulsione ed una incredibile attrazione/fascinazione. “Only Theatre of Pain” è un disco malato, partorito da menti malate.
La prima mente malata (quella musicale) è del chitarrista californiano Rikk Agnew, già sugli scudi con gli Adolescents dell’immenso disco azzurro. Appena licenziato dai suoi compari, Rikk sfogò tutta la sua rabbia in un progetto molto ambizioso, un disco fatto totalmente da lui dove suonava tutti gli strumenti. Inutile dire che il risultato fu davvero notevole: “All By Myself”, in linea con il discorso avviato con gli adolescenti. Un disco di punk cantautoriale (incredibile) una cosa fuori dagli schemi per l’epoca (Bob Mould era ancora con il suo gruppo, ma poi fece anche lui qualcosa di simile). A valle di tale progetto Rikk ne usci spossato, entrò in una fase di dipendenza molto forte da droghe e alcool.
Proprio in quel periodo conobbe l’altra mente malata Rozz Williams (autore dei testi) che aveva appena formato i Christian Death e che, differentemente da quanto possa sembrare, voleva essere semplicemente una storpiatura del famoso marchio Christian Dior.
Inutile dire che i due si annusarono subito e si piacquero talmente tanto che Williams licenziò il suo svogliato chitarrista e propose a Rikk di entrare nel gruppo.
Il resto è storia.
L’etichetta Time Bomb volle documentare la scena punk / hardcore del sud della California e chiese agli esponenti maggiori di quella scena di contribuire con un loro singolo. I Christian Death contribuirono con “Dogs”, canzone trasudante malvagità da ogni singola nota. Successivamente diedero alle stampe l’EP “Deathwish”, capolavoro di “Death rock”, fusione perfetta tra i Black Sabbath ed i Black Flag.
Si narra che per la registrazione di “Only Theatre of Pain” servirono una sala buia, delle candele, tanta droga / alcool e 4 persone completamente fuse di tutto ciò. Il risultato: un disco epocale, miliare per questo tipo di sonorità e si può forse dire che esiste un prima e un dopo “Only Theatre of Pain” I testi furono tirati giù da Williams quasi in presa diretta, la chitarra di Agnew è in perfetta simbiosi con la voce acida di Rozz, quasi ad accompagnarne la teatralità del sabba da lui inscenato. La sezione ritmica è potente, molto tribale evocativa dello spirito di Siouxie e Bahuaus dei primi tempi.
Ed eccole le canzoni, partendo da “Cavity – First comunion” (che viene introdotta da un rintocco di campane) fino a “Prayer”: dieci canzoni che potrebbero essere dipinte tanto pregne di immagini (malvage). La voce di Rozz è cartavetrata, non canta mai, narra i suoi atroci pensieri sempre in talking. Non è affatto la voce limpida e squillante che sfoggerà dopo con il suo nuovo compare Valor, la differenza è netta, la voce in “Only Theatre of Pain” è compressa, acida, come se uscisse direttamente da un demone interiore. E lui ne aveva tanti.. troppi, ma anche Rikk ne aveva tanti. Troppi.
Talmente tanti che non vollero più proseguire il percorso Christian Death insieme (a parte una reunion qualche tempo dopo). I Christian Death si sciolsero e la storia successiva fu tutta un’altra, non più Rozz e Rikk ma Rozz e Valor.
Ma rimane “Only Theatre of Pain”, un disco malato partorito da menti malate.
(Gianluca Maccari)