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“Un passo indietro” è il nuovo singolo di BRAMA, uscito il 26 agosto per PrimalBox, distribuito da Sony Music Entertainment Italy.
Un passo indietro per vederci meglio, mentre il beat in cassa dritta tira avanti inesorabilmente, ed inesorabili vengono a galla ricordi, amarezze e sogni persi per strada, tra le chitarre rotte ed i fiumi di synth e voci. Una vita frenetica spesa a costruire impalcature diroccate e fatiscenti intorno alle persone che amiamo, che seguono il loro destino: crollano, e non è facile lasciare andare.
Dopo la pubblicazione de I fiori non appassiscono, arriva il secondo singolo “Un passo indietro”. La fusione di cantautorato ed elettronica e il desiderio di sperimentazione, uniti a una scrittura incisiva che si mescola con atmosfere sospese, definiscono il progetto artistico di BRAMA, già a fuoco ma in continua evoluzione.
BRAMA si è raccontato in 7 canzoni che ne hanno ispirato il percorso artistico.
The Strokes – “At The Door”
Gli Strokes sono uno dei gruppi rock che amo di più, la loro eleganza e semplicità mi lascia sempre
a bocca aperta. Sia a livello degli arrangiamenti che di testi sono e sono stati di grande ispirazione
per me. Questo pezzo in particolare è un inno al non farcela, alle cose che non vanno e che non
andranno mai. Non so quante volte l’ho cantata guardando fuori dalla finestra di casa mia.
King Krule – “Neptune Estate”
King Krule è per me uno degli artisti contemporanei più interessanti, la sua voce colpisce sempre
allo stomaco e lo fa senza pietà. “I can lay inside/ Can’t you bear just one more night?/ I wanna be
with you/ I wanna be used”. L’equilibrio perfetto tra il punk e il jazz.
Mount Kimbie – “How We Got By”
Due dei miei artisti preferiti insieme: i Mount Kimbie e James Blake. Un pezzo piano e voce, l’ho
sentito la prima volta mentre ero al parco degli acquedotti ed il sole tramontava, se ci penso ho
ancora i brividi.
Odezenne – “Caprice”
Il mio gruppo francese preferito. Questo pezzo è violentissimo, produzione incredibile e testo
incredibile. Consiglio vivamente.
Ouais ma sœur elle a rien demandé / C’est d’la vie, c’est d’la gratuité / Pas envie d’être un cœur brisé / À quoi bon ça sert de briller
Floating Points – “Falaise”
Floating points è stato l’artista della mia quarantena. Quando l’ho scoperto sono rimasto
sconvolto, il modo in cui riusciva a trasformare i suoni organici, come faceva evolvere il suono
degli archi, l’idea melodica, ritmica, mi ha fatto sentire un artista molto piccolo, e non posso che
ringraziarlo per questo.
Beirut – “A Sunday Smile”
È stata una delle colonne sonore della mia adolescenza, la cantavo con l’ukulele,
con il piano, con la chitarra, mi ha fatto innamorare delle trombe. È un pezzo perfetto.
Bon Iver – “Wolves”
Nella mia vita c’è un prima ed un dopo Bon Iver. Questa è stata una delle prime canzoni che ho
ascoltato, dal suo primo album. Inizia come la registrazione fatta col telefonino in una baita dopo
aver pianto le ultime lacrime possibili. La chitarra scordata comincia a piroettare fino al culmine,
dove le voci vengono bagnate di fiumi di autotune, entrano fuochi d’artificio di percussioni,
mentre una mano ti prende e ti riporta al punto di partenza, per concludere tra le foreste
elettroniche dalle quali il viaggio è iniziato.