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Il nuovo progetto di Makaya McCraven, In These Times, esce oggi per XL Recordings, International Anthem e Nonesuch. Il batterista e compositore trentanovenne che dal 2007 vive e lavora a Chicago convoca intorno a sé musicisti del calibro di Jeff Parker, Junius Paul, Brandee Younger, Marquis Hill, Joel Ross e De’Sean Jones, senza dimenticare i contributi di un altrettanto brillante pugno di nomi come Lia Kohl, Macie Stewart, Zara Zaharieva, Marta Sofia Honer, Greg Ward, Irvin Pierce, Matt Gold, Greg Spero e Rob Clearfield. Il singolo diffuso a giugno, “Seventh String”, illustra le “linee guida” del percorso intrapreso da McCraven su In These Times: talento luminoso, esperienza e quella straordinaria capacità di vivere in bilico tra una metodicità scientifica ma sempre spontanea e romantica e quella naturale propensione all’improvvisazione, elegante e sapientemente condotta, che ogni grande jazzista possiede.
Ritmi complicati e incalzanti affollano la serpentina musicale che è “Seventh Strings”, che presenta alcuni dei marchi di fabbrica più evidenti e vincenti di McCraven, come gli arrangiamenti per ampi ensemble e quei beat comunicativi che sono la sua inconfondibile firma come autore. In These Times è stato registrato in cinque studi differenti e in quattro performance live e, come tutti i lavori del jazzista, è un libro aperto sulla Black Music, tentando di unire i puntini che avvicinano il jazz e molti altri generi del passato e del presente. Tra i dischi più rilevanti pubblicati da McCraven negli ultimi anni ricordiamo in particolare Universal Beings del 2018, lo splendido omaggio a Gil Scott-Heron di We’re New Again nel 2020 e l’altrettanto brillante Deciphering the Message dello scorso anno, una rivisitazione di pezzi iconici che furono pubblicati sulla Blue Note Records.