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Ottobre 1982. Esce per Ruby/Rough Trade l’album pivotale per tutto il movimento cosiddetto “Paisley Underground”: lo scrive quasi totalmente un ragazzo poco più che ventenne, Steven Lawrence Wynn da Santa Monica, California, e la sua freschezza si sente ancora oggi, nel connubio tra melodia e rumore, punk e psichedelia, estasi e disillusione.
“The Days Of Wine And Roses” è un miracolo indie-rock ante litteram ad opera di un quartetto irripetibile, che includeva il batterista e colonna d’Ercole Dennis Duck e soprattutto un chitarrista tanto sfuggente quanto geniale (Karl Precoda) e una ragazza al basso dalla voce ammaliante (Kendra Smith) che poi seguirà le gesta di Dave Roback nei Rainy Day e Opal. Nove brani concepiti in un anno dai Dream Syndicate, nome che omaggia l’ensemble sperimentale di Tony Conrad e John Cale negli anni sessanta, proprio con in testa i Velvet Underground, Neil Young e le geometrie chitarristiche, il “suonare a specchio” dei newyorkesi Television. Da “Tell Me When It’s Over” a “The Days Of Wine And Roses” si viaggia con il serbatoio pieno di furia giovanile tra cow-punk alla Gun Club (“Definitely Clean”) e incantesimi jazzati memori di Van Morrison e Joni Mitchell (“Too Little, Too Late”), anticipando i R.E.M. di “Life’s Rich Pageant” (“Then She Remembers”) e senza dimenticare il blues alle origini della tradizione musicale americana (“Until Lately”).
Oggi i Dream Syndicate riportano questo straordinario disco sui palchi di tutto il mondo, passando dalle grandi città italiane. Del resto lo aveva annunciato Wynn, a Ravenna l’autunno scorso in tour acustico, che ci sarebbero state sorprese per i fan della band. Prima un nuovo disco, il quarto dalla reunion del 2012, contenente perle come “Damian” e “Every Time You Come Around” e finalmente l’occasione bolognese di vedere Steve insieme a Duck con Mark Walton al basso (già con i Giant Sand) e Jason Victor alla chitarra (Velvet Crush, Willard Grant Conspiracy). Lo show viene “tagliato” in due, dove nella prima parte figurano i brani più recenti – il motorik di “Put Some Miles On”, la liquida “How Did I Find Myself Here” – oltre alla classica “Burn”, da “The Medicine Show” del 1984. Nella seconda ecco la performance integrale dell’LP di debutto, con highlights un Wynn posseduto per l’assolo di Halloween (di Precoda) e i cori dell’audience di un Locomotiv da esaurito su “Boston”, mentre “That’s What You Always Say” e “When You Smile” sono la carta d’identità stessa del gruppo californiano, penetranti, intense e da accompagnarci una vita intera.
La setlist dei Dream Syndicate al Locomotiv:
Bullet Holes
Out of My Head
Put Some Miles On
Damian
Burn
Every Time You Come Around
Hard to Say Goodbye
Trying to Get Over
How Did I Find Myself Here
Glide
Tell Me When It’s Over
Definitely Clean
That’s What You Always Say
Then She Remembers
Halloween
When You Smile
Until Lately
Too Little, Too Late (ft. Linda Pitmon)
The Days of Wine and Roses
Still Holding On to You
Boston
Foto dei Dream Syndicate nel 1982 di Edward Colver