Share This Article
In musica non è mai facile definire cosa sia psichedelico o meno ma“Erosion Distillée” di Jacques Dudon, pubblicazione del 2016 della parigina Monster Melodies Records che raccoglie i brani registrati dal polistrumentista francese nel 1969 ma rimasti inediti, è senza ombra di dubbio un trip in musica: un viaggio sonoro allucinante, stravagante, surreale. Dudon, orginario di Villecresnes (cittadina nel sud-est della periferia parigina) e chitarrista tra 1967 e 68 in formazioni di blues elettrico (The Soul Bag, Ghislain Blues Bag, The Blues Bag), è autore di un disco che suona come un flusso di coscienza alterato dall’LSD che il musicista e la sua band avevano giustappunto scoperto nel 68.
“Erosion Distillée” non ha né confini né limiti: è musica a ruota libera, pazza nel volere sperimentare andando – spesso – oltre spazi e tempi della forma canzone. In alcuni passaggi strumentali Dudon si avvicina all’atmosfera fiabesca che si respira in buona parte della produzione discografica psichedelica inglese di metà anni sessanta (“Sitting Underground”), in altri momenti la scrittura del polistrumentista francese sposa un chitarrismo acido e lisergico (la title track “Erosion Distillée”). Viene da pensare che nel retro-copertina del disco si dovrebbe poter leggere lo stesso messaggio che si può trovare in quella di “Obsolete” (1971), disco dello scrittore e musicista Dashiell Hedayat (pseudonimo di Jack-Alain Léger) e tra le produzioni francesi più psych di sempre (grazie ai Gong): «Warning: this record must be played as loud as possible, must be heard as stoned as impossible and thank you everybody».
Jacques Dudon è anche compositore, ricercatore, liutaio e costruttore di strumenti. Ha creato centinaia di strumenti ad acqua di diverse forme e dimensioni – descritti nel suo libro “La Musique de l’eau” del 1981 – con l’obiettivo di mettere in luce le numerosissime possibilità di utilizzare l’acqua come mezzo per generare o modulare il suono.
Ha studiato inoltre il rapporto tra luce e suono e “Lumières Audibles”, suo bellissimo disco del 1995, è il frutto di questo studio: musica generata dalla luce tramite procedimenti fotosonici.
(Monica Mazzoli)