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Porridge Radio, 17 Novembre 2022, Biko, Milano
Saranno famosi? Facciamo pure uno spoiler: è molto probabile. Non manca davvero nulla ai Porridge Radio di Dana Margolin per “sfondare”, come si diceva un tempo. Il live di Milano all’Arci Biko racconta di una band (ma diciamo pure di un’artista, senza nulla togliere agli altri componenti del gruppo) che si porta appresso un’aurea di grandezza che chiunque può percepire. Ed è bello poter apprezzare il quartetto di Brighton in un locale raccolto come il Biko, prima che i grandi palchi lo rapiscano e ci costringano ad ammirarlo da distante, magari con un Grammy o un Mercury Prize (ai quali sono già stati nominati nel 2020 per “Every Bad”) in più in bacheca.
Ma facciamo un passo indietro. A volte la lungimiranza di una band si può riconoscere anche da chi sceglie come opening act, e la dolcissima e talentuosa musicista tedesca Hachiku, con la sua voce cristallina, è uno dei migliori che ci sia capitato di vedere quest’anno. Tra la folla si aggira una ragazza britannica in felpa con il cappuccio, che guarda rapita l’esibizione. A breve, quella ragazza salirà sul palco del Biko e si trasformerà in quello che non si può che definire con il nome che le spetta: una rock-star. Le movenze e lo sguardo della Margolin sono magnetici, e lei è un animale da palco, cosa intuibile fin dal primo pezzo nonostante lo show non parta subito a pieni giri. Ma la posta messa in gioco dalla band è talmente alta, che è necessario concedere il rodaggio necessario alla band per raggiungere i picchi di intensità che la contraddistinguono. Perché proprio questo è il fulcro della loro musica: l’intensità. Ogni singolo verso, accordo o rullata (la batteria di Sam Yardely merita una menzione speciale) del gruppo britannico suona come se potesse essere l’ultimo.
Ci sono alcuni momenti che segnano uno stacco decisivo, come “Birthday Party” e di “U Can Be Happy If You Want To”, con la cantante che scende dal palco per mischiarsi con il pubblico ed urlargli letteralmente in faccia i versi finali (“back, and back, and back”). Impossibile non citare poi il singolo “Back To the Radio”, o il doppio encore, con la cover di “You are a Runner and I Am My Father’s Son” dei Wolf Parade, trasformata in una spettrale marcia funebre, e la chiusura di “Sweet”, dove la Margolin vomita tutto il suo sdegno postadolescenziale in una performance che non abbiamo paura di definire “cobainiana”.
Qualcuno potrebbe obiettare che il carisma della leader delle Porridge Radio è talmente evidente da far pensare che ci sia sotto qualcosa di studiato. Ma qualunque sia il percorso che l’ha resa quello che è ora, ciò che conta è l’impatto della sua musica. Speriamo vada avanti così, a scuotere le caviglie e ad infiammare lo spirito.