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Eccoci ancora una volta al momento più difficile dell’anno, quello delle selezioni. Il momento in cui tocca confrontarsi e avere il timore di essersi dimenticati qualcosa, di aver sotto o sopravalutato un disco, di decidere chi ha il diritto e chi no di stare nei nostri listoni di fine anno. A questo giro vi segnalo 20 dischi che sono stati i miei must annuali, più altre 10 uscite che inserisco per allargare il quadro generale. L’unico ordine degli elenchi è quello alfabetico.
Buon ascolto.
TOP 20 RELEASE 2022
ABADIR, “Mutate” (Svbkvlt) // club
Rami Abadir unisce ritmi mediorientali e dinamiche clubbing, sfornando uno dei migliori album ‘dance’ dell’anno, che marca la cinquantesima release della label cinese Svbkvlt.
CATERINA BARBIERI, “Spirit Exit” (light-years, WARP) // avant
Ogni uscita di Caterina Barbieri rimane un momento fisso nell’anno di noi ascoltatori e osservatori. Anche a questo giro la compositrice non delude, ma anzi aggiunge aria fresca alla sua ricerca.
JOSHUA BONNETTA, “Innse Gall” (Shelter Press) // field recording
Forse il mio disco dell’anno. 42 minuti di puri suoni ambientali, senza nessun tipo di strumento. Un ambiente sonoro immaginifico che racconta più di una storia, ma che consiglio solo a chi ha già dimestichezza con questa forma di field recording narrativo o alle orecchie più sensibili che hanno voglia di sperimentare qualcosa di totalmente diverso.
RICHIE CULVER, “I Was Born by the Sea” (REIF) // electronic, spoken word
Un racconto personale di provincia, sviluppato attraverso ambienti sonori e voce narrante, che segna il debutto in LP dell’artista sonoro inglese.
GIOVANNI DI DOMENICO, “Polvere di rabbia” (Kohlaas) // avant
Il compositore italiano intreccia una fitta matassa elettroacustica tenuta insieme da una voce magnetica, collante e fil rouge di tutto il disco.
ECKO BAZZ, “Mmaso” (Hakuna Kulala) // rap, electronic
Non può mancare, personalmente, una menzione a Ecko Bazz, rapper ugandese uscito per la label di casa Hakuna Kulala. Un concentrato di rap, basse e alti bpm che racconta l’Uganda di oggi con rabbia e urgenza.
KATARINA GRYVUL, “Tysha” (Standard Deviation) // experimental, electronic
Se state cercando esempi di come utilizzare in modo artistico la voce come strumento, questo è un disco che fa per voi. La musicista ucraina Katarina Gryvul riflette sul silenzio della pandemia con un disco emozionale e intenso, che ci permette di indagare il suo animo senza didascalismi di sorta.
HEITH, “X, wheel” (PAN) // experimental, folk
All’album di debutto il boss di Haunter Records ci sorprende, dando vita a un variegatissimo mondo post-umano raccontato brano dopo brano. Per il suo essere così weird, cupo e grottesco, vorrei avere accesso a una versione videogiocabile di questo disco. E non conosco complimenti migliori da fare.
MARIA W HORN & SARAH PARKMAN, “Funeral Folk” (Supertaditional, XKatedral) // folk, avant
Una riflessione musicale sul tema della morte e del dolore, affrontata attraverso i codici della tradizione svedese, strumenti classici e cultura cristiana e alternando momenti idilliaci ad alti più sonicamente potenti e impattanti. Doloroso e struggente.
ICEBOY VIOLET, “The Vanity Project” (2 B Real) // rap, electronic
Forgiato dalle esperienze di quella fucina di musicisti underground che è la Manchester degli ultimi anni, “The Vanity Project” è il debutto di Iceboy Violet, artista che mixa il suo stile da ‘club MC’ alle strumentali di alcuni dei migliori producer inglesi e non. Instant classic per un’uscita che è rimasta fortemente nelle mie preferenza sin da inizio anno.
KLEIN, “Cave in the Wind” (Parkwood Entertainment) // experimental
Costruito su sample relativi al processo Roe vs Wade, capostipite della discussione pubblica sull’aborto negli USA, Klein ci mostra costruire una narrazione elaborata che rifletta sia sul messaggio che sul medium. Un bel passo in avanti nella ricerca della producer statunitense.
KMRU, “Temporary Stored” (s/r) // field recording, ambient
Attingendo ai field recording dell’archivio Royal Museum for Central Africa in Belgio, il producer kenyano KMRU tenta una riappropriazione del suono dell’Africa, deportato nei musei europei al tempo del colonialismo. Tra le innumerevoli uscite a nome KMRU del 2022, la più potente da un punto di vista sonoro e ideologico.
LUSTER, “Luster” (morctapes) // folk, drone
Questo sestetto belga confeziona un disco con 8 brani, unendo folk e doom, strutture rock e droni che ci scaraventano in una dimensione antica ed europea, nella quale onestamente mi sento molto a mio agio.
KALI MALONE, “Living Torch” (Portraits GRM) // drone
L’ultima uscita di Kali Malone, firmata dalla label dello storico centro di ricerca parigino GRM, è l’ennesimo disco centrato della musicista americana. Per i cultori delle armoniche e dei droni, il must dell’anno.
GIOVANNI NAPOLANO, “Le Macerie di Babilonia” (sferic) // experimental, dub
Da Napoli al Mediterraneo, Napolano cerca di riprendere la ‘nostra’ tradizione sonora e racchiuderla in queste due tracce, che attraverso un trattamento dub diventano per l’appunto un monumento a un’area geografica e auna città che si fa porto aperto di lingue, tradizioni e culture diverse.
PRISON RELIGION, “Hard Industrial B.O.P.” (UIQ) // electronic
Ispirandosi concettualmente all’album di Art Blakey “Hard Bop” che segnò a suo modo la fine del be bop, i Prison Religion confezionano un album durissimo, che elimina ogni elemento accessorio e ci restituisce solo le loro brutali produzioni elettroniche.
COBY SEY, “Conduit” (AD 93) // rap, experimental
Un LP di debutto stilisticamente variegato per il rapper inglese Coby Sey, che attraversa vari tipi di produzione per un lavoro che dimostra grande abilità e maturità artistica.
VALERIO TRICOLI, “Say Goodbye To The Wind” (Shelter Press) // musique concrète
Ogni nuova uscita di Valerio Tricoli rappresenta una sfida da affrontare. Il musicista italiano ma stanziato da anni in Germania presenta tre brani di musica concreta, tanto difficili quanto ben composti, che ci ricordano che il suo nome è nel pantheon dei migliori musicisti contemporanei.
UNIONBLOCK, “Thetford” (Lobby Art) // folk, drone
Ancora un album che gioca sui droni, registrato dal duo elettroacustico statunitense UNIONBLOCK, “Thetford” prende ispirazione dalla comunità religiosa dell’omonima cittadina del Vermont -la più antica ancora attiva negli USA- e riflette sul ruolo sociale della religione nei gruppi sociali.
YAO BOBBY & SIMON GRAB, “WUM” (LAVALAVA Records) // rap, electronic
Lavorato a distanza tra Togo e Svizzera, “WUM” è forse il disco più divertente della rassegna. Sostenuto dal flow incalzante di Yao Bobby e dalle produzioni elettroniche di Simon Grab, è un album fluido e che schizza vitalità per ogni secondo dei 20 pezzi presenti.
ANCORA DIECI! un compendio
BURIAL, “Antidawn” (Hyperdub) // CS+KREME, “Orange” (The Trilogy Tapes) //LUCRECIA DALT, “¡Ay!” (RVNG Intl.) // GERMAN ARMY, “Allocation of the American Nile” (Jungle Jim Records) // MATHILDE NOBEL, “Founds on Land” (Nous’klaer Audio) // OSHEYACK, “Intimate Publics” (Svbkvlt) // SAFETY TRANCE, “Làgrimas” (Club romantico) // SLICKBACK, “CONDENSE” (s/r) // UNK, “A Strange Garbed Figure to the Right of Clearing (Islands Series V)” (The Lumen Lake) // X/O, “Chaos Butterfly” (Precious Metal)
e per finire: UN FILM
Perchè se una storia di vichingi, fiumi di sangue, incesto e psichedelia non vi piacciono o avete sbagliato tutto voi dalla vita oppure mi devo cominciare a preoccupare.