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Top 10 Album
10. THE SOFT PINK TRUTH – Is It Going to Get Any Deeper than This?
Ovvero la quota elettronica del riassunto. Drew Daniel dei Matmos torna con uno dei suoi lavori più ispirati: in perfetta tensione tra house e disco, addolcito da voci perfettamente incastonate nelle traiettorie elettroniche, impreziosito da sfumature latineggianti, da suggerimenti jazz, ritmi in levare, marcette funk e, addirittura, da qualche ricamo kosmische, “Is It Going to Get Any Deeper than This” è un disco pieno di luci e colori, variegato e completo.
9. REWIND FIELDS – Rewind Fields
Il disco di debutto del neozelandese Callum Lee è piuttosto difficile da raccontare. Quando l’ho approcciato, ho avuto la sensazione che l’artista cercasse un senso di “psichedelia per la psichedelia”. Gli ascolti successivi hanno in parte confermato l’impressione, per poi presentarmi in maniera più compiuta un lavoro dove domina un’atmosfera da jam session, in cui convivono surf(edelia), folk, jazz, soul, elettronica, languide ambientazioni lounge, i Beach Boys più acidi, ma ampiamente attualizzati. “Rewind Fields” è uno dei dischi più originali dell’anno: allucinato e imprevedibile, è senz’altro quanto di più strano possiate trovare in questo riassunto del 2022.
8. PVA – Blush
Negli anni di una nuova giovinezza post-punk, “Blush” dei PVA è una delle più belle novità per quanto concerne le declinazioni più danzerecce del genere. Ritmi pulsanti, cavalcate a velocità sostenute, un martellare continuo in cui l’afflato techno spesso prevale leggermente: alla fine, l’etichetta è quella del dance punk, ma, ancor più importante, ciò che conta è il senso di freschezza e divertimento che questo disco è in grado di comunicare.
7. SHYGIRL – Nymph
“Nymph” è, probabilmente, il debutto (lungo) dell’anno. Blane Muise da Londra muove da basi hip hop e condensa in mezz’ora una scrittura personale e dal gusto raffinato, nella quale trovano spazio pop elettronico e ricami UK bass, sorprendenti decostruzioni club e un cantato sensuale che spesso sembra cullato una sorta di r’n’b sintetico e vagamente futuristico. Shygirl promette di diventare grande in fretta.
6. JUST MUSTARD – Heart Under
Che ci fossero le basi per l’esplosione artistica degli irlandesi era già chiaro dal debutto di Katie Ball e compagni, nel 2018. “Heart Under” rende realtà quella promessa con uno shoegaze pienamente maturo, figlio di una sezione ritmica che può contare su linee di basso e percussioni ossessive e claustrofobiche e che trova le sue radici nelle chitarre, a tratti usate con la violenza degli strumenti a percussione. I Just Mustard disegnano un mondo a tinte fosche, la cui oscurità è solo parzialmente mitigata dal candore della voce di Katie Ball, e rivelano una sorprendente quantità di pulsioni: letteralmente post-tutto nei momenti più ragionati, increspature tra il noise e l’industrial quando i ritmi si fanno più concitati, ma anche imprevedibili guizzi trip hop a fare capolino tra le pieghe di un disco che necessita di diversi ascolti per rivelarsi pienament
5. ROSALÍA – Motomami
È il disco della consacrazione definitiva dell’artista catalana. Il flamenco è superato, perché in “Motomami” c’è una quantità di elementi decisamente superiore rispetto al passato. Rimane un’estetica ormai marcatissima, ma c’è una spinta robusta e coraggiosa verso un nuovo paradigma (latin) pop, che l’artista catalana è ormai in grado di interpretare con la grazia di chi ha raggiunto un grado di consapevolezza tale da poter ambire a riscrivere le regole commerciali esistenti.
4. BIG THIEF – Dragon New Warm Mountain I Believe in You
Un po’ come i Beach House, i Big Thief hanno scelto di osare come mai avevano fatto in passato. Non c’è solo il lirismo intenso e sensibile che avevamo già imparato a conoscere, ma anche la ricerca di una maggiore versatilità in termini meramente sonori: Adrianne Lenker e soci raccolgono e cementano tanto di ciò che avevano seminato in questi anni, aggiungendo però ancora qualcosa di nuovo e dimostrando di poter battere sentieri diversi senza perdere identità o intaccare un generale senso di coerenza e omogeneità in oltre un’ora e venti di musica.
3. SAULT – 11
Ancora Sault, sempre Sault. Non è stato facile nemmeno scegliere quale fosse il migliore dei cinque dischi arrivati pressoché senza preavviso e appena cinque settimane fa, ma alla fine “11” ha prevalso. “11” si inserisce nel solco già tracciato dagli altri dischi “numerati” dei Sault: attraversa la black music in lungo e in largo, esplorando le più moderne declinazioni del soul, accarezzando r’n’b e afrobeat e scivolando su groove funk densi, impreziositi dalla produzione volutamente lo-fi di Inflo, uno dei pochi membri del collettivo di cui conosciamo con certezza l’identità. Sault è il nome di uno dei progetti più interessanti degli ultimi anni e “11” è solo un’altra conferma della brillantezza di idee che continuano, anno dopo anno e disco dopo disco, a rivelarsi vincenti e a non stancare. Chissà se li vedremo mai live.
2. KENDRICK LAMAR – Mr. Morale & The Big Steppers
L’ultimo lavoro del californiano è vicinissimo ai due episodi discografici precedenti, ma conta poco la collocazione esatta quando, tecnicamente, il paragone è fra capolavori. “Mr. Morale & The Big Steppers” è l’ultima chicca di uno degli artisti più importanti e ispirati della sua generazione: un disco ancora denso di spunti e intuizioni artistiche, impreziosito come sempre da una scrittura ormai riconoscibile e definita, in grado di toccare autorevolmente diversi temi con la solita inscalfibile qualità.
1. BEACH HOUSE – Once Twice Melody
“Once Twice Melody” rappresenta, semplicemente, la consacrazione definitiva di una band che ha già descritto una bellissima parabola artistica nel corso di tre lustri su livelli costantemente alti. Questo, però, è il lavoro più complesso e per certi versi sperimentale del duo di Baltimora: un manifesto di dream pop che tende allo shoegaze e che gioca con orchestrazioni space come mai in passato, riducendo la centralità della chitarra a vantaggio di deliziose trame d’archi e cascate di sintetizzatori celestiali. Complessivamente, la scelta paga: in oltre ottanta minuti di musica, non c’è un singolo passaggio che appaia fuori fuoco e alla fine la traiettoria del disco sembra esaurirsi anche in un tempo decisamente più breve. Un viaggio impegnativo e affascinante, sempre rigorosamente con lo sguardo rivolto verso l’alto.
50 dischi belli fuori dalla top 10, idealmente divisi per genere
Disclaimer: alcune etichette sono un po’ forzate, perché alcuni dischi sono difficilmente classificabili o sarebbero, in linea teorica, nella terra di conflitto fra generi diversi. Per tentare quest’operazione, anche un po’ figlia del desiderio di evitare di non menzionare altre cose belle o bellissime che ho ascoltato quest’anno, era necessario restringere il campo ed evitare un listone infinito e disordinato. Il consiglio di lettura è quello di sottintendere un “…e dintorni” accanto a ciascuna macrocategoria, in altri casi meglio un “questo sarebbe classificabile anche diversamente, ma tant’è”.
Ambient:
DAWN RICHARD & SPENCER ZAHN – Pigments
KLAUS SCHULZE – Deus Arrakis
Art pop:
BETH ORTON – Weather Alive
JENNY HVAL – Classic Objects
Elettronica:
DANIEL AVERY – Ultra Truth
LIL SILVA – Yesterday Is Heavy
Country:
ORVILLE PECK – Bronco
CMAT – If My Wife New I’d Be Dead
Dance:
BEYONCE – Renaissance
MELT YOURSELF DOWN – Pray for Me I Don’t Fit in
Dub/reggae:
GALA DROP – Amizade
MAUSKOVIC DANCE BAND – Bukaroo Bank
Folk:
FLORIST – Florist
TOMBERLIN – i don’t know who needs to hear this…
Funk:
IBIBIO SOUND MACHINE – Electricity
THE DIASONICS – Origin of Forms
Hardcore:
STATIC DRESS – Rouge Carpet Disaster
OFF! – Free LSD
Hip hop:
EARL SWEATSHIRT – SICK!
PUSHA T – It’s Almost Dry
House:
TSHA – Capricorn Sun
CONFIDENCE MAN – TILT
Jazz:
SARATHY KORWAR – Kalak
SZUN WAVES – Earth Patterns
Metal:
WORMROT – Hiss
HOLY FAWN – Dimensional Bleed
Pop:
STELLA DONNELLY – Flood
GWENNO – Tresor
Punk:
YARD ACT – The Overload
WORKING MEN’S CLUB – Fear Fear
Psichedelia:
ŠIROM – The Liquified Throne of Simplicity
BITCHIN BAJAS – Bajascillators
R&B:
GABRIELS – Angels & Queens Part I
SUDAN ARCHIVES – Natural Brown Prom Queen
Rock:
WUNDERHORSE – CUB
FONTAINES D.C. – Skinty Fia
Soul:
RAVYN LENAE – Hypnos
YAYA BEY – Remember Your North Star
Singer-songwriting:
WEYES BLOOD – And in the Darkness, Hearts Aglow
SHARON VAN ETTEN – We’ve Been Going about This All Wrong
Techno:
SHXCXCHCXSH – Kongestion
CHARLOTTE ADIGERY & BOLIS PUPUL – Tropical Dancer
Trap:
LEIKELI47 – Shape Up
FLOHIO – Out of Heart
World music:
GOAT – Oh Death
CONGOTRONICS INTERNATIONAL – Where’s the One
Bonus dagli altri continenti:
SAKANACTION – Adapt (Giappone)
KAIZO SLUMBER – The Kaizo Manifesto (Libia)
NATALIA LAFOURCADE – De Todas Las Flores (Messico)
IMARHAN – Aboogi (Algeria)
Un po’ di dischi italiani belli, con gli artisti in ordine rigorosamente alfabetico:
72-HOURS POST FIGHT – NON-BACKGROUND MUSIC
ALESSANDRO FIORI – Mi sono perso nel bosco
BUÑUEL – Killers Like Us
C’MON TIGRE – Scenario
CATERINA BARBIERI – Spirit Exit
COMANECI – Anguille
DITONELLAPIAGA – Camouflage
EDDA – Illusion
EMMA NOLDE – Dormi
EUROPEAN VAMPIRE – FOREVER SPEEDING THROUGH DARKNESS
FUERA – Circo Mezzaluna
IBISCO – Nowhere Emilia
KOROBU – Fading Building
L I M – Glowing
LA GRAZIA OBLIQUA – Canzoni d’amore e morte e altri eventi accidentali
LAY LLAMAS – Goud
LEATHERETTE – Fiesta
LIBERATO – Liberato II
LNDFK – Kuni
MACE – Oltre
MAI MAI MAI – Rimorso
MANUEL AGNELLI – Ama il prossimo tuo come te stesso
NU GENEA – Bar Mediterraneo
POST NEBBIA – Entropia Padrepio
RHABDOMANTIC ORCHESTRA – Almagre
TAUT – Taut
TREETOPS – Demetra
VERDENA – Volevo magia
VISCONTI – DPCM
WHITEMARY – Radio Whitemary
Un po’ di concerti molto belli, in ordine rigorosamente cronologico:
IOSONOUNCANE @ Auditorium di Milano – 23 Aprile 2022, Milano
LITFIBA @ Alcatraz – 25 Maggio 2022, Milano
SHARON VAN ETTEN @ Primavera Sound Festival 2022 – 2 Giugno, Barcellona
LOW @ Auditori Rockdelux, Primavera Sound Festival 2022 – 3 Giugno, Barcellona
CARIBOU @ Primavera Sound Festival 2022 – 3 Giugno, Barcellona
PHOENIX @ Primavera Sound Festival 2022 – 8 Giugno, Barcellona
PEARL JAM @ Autodromo Enzo e Dino Ferrari – 25 Giugno, Imola (BO)
PHOEBE BRIDGERS @ Carroponte – 5 Luglio, Sesto San Giovanni (MI)
CHEMICAL BROTHERS @ Bologna Sonic Park c/o Arena Parco Nord – 9 Luglio, Bologna
SONS OF KEMET @ Locus Festival 2022 – 10 Agosto, Locorotondo (BA)
YARD ACT @ TOdays Festival 2022 – 28 Agosto, Torino
LITTLE SIMZ @ Fabrique – 5 Dicembre, Milano
(Peppe Lippolis)