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#LineaNota
Flavio Giurato è campione mondiale di insuccesso, almeno secondo i parametri di tanta stampa e di molti fruitori di musica, quelli più distratti e sono tanti a dire la verità. Oggi però la casalinga, l’impiegato e l’operaio (si va per categorie e solo per comodità…) non hanno più alibi: tutti ormai abbiamo una connessione e se solo volessimo potremmo tranquillamente scoprire questo musicista unico nel suo genere. Insomma, se speravamo ancora e solo nella tv, con molta probabilità restavamo freschi. Per fortuna, oltre al web ci vengono in soccorso alcune pubblicazioni dedicate al musicista romano; oltre a questa per Arcana, segnalo quella uscita lo scorso anno per Crac Edizioni a cura di Giuliano Ciao, “Flavio Giurato – Le gocce di sudore più duro”, tutto materiale utile a comprendere il più possibile quella che è la storia umana e artistica di un validissimo artista che è sostanzialmente restato nell’ombra, coscientemente tra l’altro… in tutti questi anni di attività, fin dall’esordio major, “Per futili motivi” (Dischi Ricordi) che risale al 1978. Le motivazioni sono numerose, banale ridurle a mero elenco in questo articolo, ma si tratta appunto di un percorso a ostacoli in un mondo che quasi non esiste più, caratterizzato da una discografia che si è fatta via via sempre più rara e meno legata alle strutture discografiche così come le conoscevamo, sfoltite ormai di tanto personale e budget a disposizione.
“Ali e nomi – Flavio Giurato si racconta” è una lunga e divertente chiacchierata telefonica tra il marchigiano Giuseppe Catani e Giurato, che a conti fatti può essere vista come completamento al libro citato più sopra. Non è mia intenzione minimizzare il lavoro di Catani, che mostra di conoscere a menadito la discografia, le caratteristiche artistiche e le vicende anche personali dell’autore de “Il Tuffatore” (1982), “Il Manuale del Cantautore” (1984) e altri dischi stupendi come “La Scomparsa di Majorana” (2015) e “Le Promesse del Mondo” (2017). Scrivo queste parole mentre scorrono le immagini della nuova edizione del Festival di Sanremo, evento che chiaramente polarizza un’intera Nazione e rifletto su quella parte dormiente di Paese che non è ancora a conoscenza di canzoni come “Orbetello Ali e Nomi”, “Il caso Nesta”, “Silvia Baraldini”, “I Cavalieri del Re”, etc. Eppure Flavio Giurato sopravvive a tutto ciò, a quel costrutto industrial-musicale che si fa sempre più giostra mediatica ed economica alla quale lui si sottrae senza troppe paranoie, in fondo. Lui accoglie chi lo apprezza, si mette a nudo anche in questa nuova pubblicazione e va avanti per la sua strada, senza curarsi troppo di indossare ciabatte di gomma sul palco, vestito con le prime cose che ha trovato in casa e spalleggiato da musicisti, produttori, poeti e dropout innamorati della sua musica.
Chiude il libro una sorta di breviario “giuratiano” intitolato Entryleaks, tanto spassoso quanto utile a sottolineare la sua natura di giocoso menestrello (e di istrionico “tycoon” di se stesso) con lo sguardo accigliato e la testa tra le nuvole, lontano in qualche parte dell’Universo.
(Maurizio Inchingoli)