Share This Article
“Volevo fare un album per ricordare a me stesso che la vita è magica”.
Parole di Kyle Thomas, in arte King Tuff; proprio lui, amante di chitarre fuzz, del Marc Bolan elettrico, di sudore e rock’n’roll.
In “Smalltown Stardust” di rock’n’roll non ce n’è quasi traccia, solo profumo di fiori, canzoni Pop che riecheggiano di felicità, quasi mai sopra i 4 minuti.
Cosa è successo?
É successo che quando riesci a capire che sai esprimerti in maniera differente, significa che stai crescendo come artista, ma soprattutto come uomo.
Essere felici pùò essere anche spaventoso, ma ammetterlo è un atto di coraggio.
Apprezzo il cambiamento e il modo in cui avviene la trasformazione, tant’è che il precedente “The Others” del 2018 (sempre su Sub Pop) lo avevo consumato.
C’era in quel disco un distaccamento dal passato ma non un disconoscimento di esso; era presente ancora il casinaro Re da un lato, ma dall’altro c’era già una parte del nuovo Re Tuff, che oggi dedica lettere d’amore alle piante, ringrazia la natura, ama la vita e trae espirazione dal luogo nel quale è cresciuto.
Il rumore che attraversa la meditazione e come crisalide si apre alla gioia.
Prodotto e arrangiato quasi totalmente con SASAMI, il sesto lavoro del garage rocker losangelino è un album dedicato alla natura, alla spensierata gioventù e all’amore; zuccheroso ma non stucchevole, orchestrato ma non barocco, Pop ma non commerciale. Basti ascoltare la poetica alla Elliott Smith di “Pebbles in a Stream” o gli svolazzanti archi in apertura di “Love Letter to Plants” per capire che ci troviamo di fronte ad un nuovo Kyle; la capacità di scrittura faceva già parte del suo DNA anche quando le chitarre la facevano da padrone, ma qui è tutto più “spirituale” e decisamente più “rilassato”.
Un disco da assaporare lentamente, togliendosi di dosso le nevrosi della città e immaginando di essere in un luogo dove scorre acqua limpida e dove il sole carezza dolcemente le gote.
Il Re è nudo. E sta decisamente comodo.
77/100
(Nicola Guerra)