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I primi anni settanta sono per Alan Parsons il periodo più luminoso della sua attività di produttore e ingegnere del suono. Poco meno che trentenne, nel 1976, è uno dei tecnici più affermati degli studi di Abbey Road. Ha già collaborato alle registrazioni degli ultimi due album dei Beatles e creato gli ingranaggi sonori di quel disco monumentale che è “The dark Side of the moon”, recentemente celebrato e ristampato in occasione del cinquantesimo anniversario. Le abilità di Alan Parsons non si arrestavano però all’aspetto tecnico e a riprova delle sue doti di compositore e arrangiatore dà vita a un esperimento che chiama con il nome di The Alan Parsons Project. Come suo braccio destro prende Eric Woolfson, manager e musicista con un trascorso beat che aveva collaborato in precedenza con Marianne Faithful. Ai due si aggiunge Andrew Powell, produttore nonché autore, tra le altre cose, della colonna sonora del film “Ladyhawke”.
L’eccentrica assembè aveva come obiettivo iniziale quello di realizzare solo una manciata di dischi servendosi dell’aiuto di musicisti e vocalist diversi. L’esperimento tuttavia sarà costellato nel tempo da vari successi, tra cui “Eve” (1979) a “Eye in the Sky” (1982), e andrà avanti per 10 album fino al 1987. Nel 1976, lo stesso anno di “Year of the cat” di Al Stewart, una delle migliori espressioni di Parsons in veste di produttore, esce il primo album, “Tales Of Mystery And Imagination – Edgar Allan Poe”. L’idea di un concept dedicato al grande maestro ottocentesco del racconto dell’orrore derivava da una curiosa storia raccontata da Eric Woolfson. Quest’ultimo da ragazzo mentre stava camminando per andare a scuola a Glasgow, rimase colpito dalle locandine di film come “The Pit and the Pendulum” di Roger Corman. La definitiva ispirazione arrivò negli anni ’60 durante un corso di marketing: il docente affermò che qualsiasi opera cinematografica tratta dal repertorio di Edgar Allan Poe era stata sempre un successo in termini di denaro. E con il senno del poi si può dire che le previsioni non si rivelarono infondate, considerato l’impatto che l’Alan Parsons project ottenne sul pubblico a partire da questo primo lavoro in studio e le oltre 50 milioni di copie di dischi vendute.
“Tales Of Mystery And Imagination” è una immersione palpitante, una discesa vorticosa all’interno della produzione novellistica e poetica del narratore statunitense con il suo vasto spettro di sogni disturbanti, follia e disperazione. I musicisti che hanno dato contributo alla registrazione sono un numero notevole e coinvolgono in larga parte le band Ambrosia e Pilot. L’operazione appare riuscita, sebbene le atmosfere catartiche di Poe siano qualcosa di difficile da riprodurre. In apertura compare un brano intitolato “A Dream Within A Dream”, che nel remix del 1987 includerà una registrazione di Orson Welles, omessa nella prima edizione solo strumentale, il quale recita: “tutto ciò che vediamo, o immaginiamo, non è che un sogno dentro ad un sogno”. Un basso pulsante introduce a “The Raven”, ritenuto il primo brano nella storia del rock a fare uso del vocoder.
Attraverso la ripetizione del celebre refrain Nevermore si entra in alcune delle novelle più celebri di Poe: “The Tell-Tale Heart”, affidata alla voce di Arthur Brown, è tratta da Il cuore rivelatore e descrive la brutalità allucinata di un omicidio e la disperata confessione dell’assassino. “The Cask of Amontillado” cantata da John Miles, come la successiva, racconta il sadico inganno di un nobile ai danni di un amico e contiene al suo interno un intermezzo beatlesiano. “(The System Of) Doctor Tarr and Professor Fether” è un racconto paradossale sulla follia. A questa segue il pezzo strumentale più denso del disco, della durata di 16 minuti, “The Fall Of The House Of Usher”.
Il brano è diviso in cinque parti, in consonanza con le forme della suite classica care al progressive. La prima parte, eseguita dall’orchestra, rielabora un’opera di Debussy. La composizione arriva al culmine con un temporale (registrato sotto i cieli di Abbey Road) e l’ingresso dell’organo e di vari strumenti che giocano sul crescendo rapido della tensione. Conclusione rasserenata e pacificata contiene invece l’episodio finale, “To one to Paradise”, cantato da Terry Sylvester degli Hollies.
Se “Tales Of Mystery And Imagination – Edgar Allan Poe” si pone agli albori rispetto alle successive tendenze che caratterizzeranno il progetto dal secondo album in poi (“I Robot“, 1977) – come il considerevole impiego dei sintetizzatori e moog – risulta già in primo piano la tendenza pioneristica che partendo dal rock sinfonico affida le soluzioni più innovative agli strumenti elettronici.
(Eulalia Cambria)