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The Men tornano sulle scene con “New York City”, primo album su Fuzz Club dopo una lunga militanza nel roster di Sacred Bones di cui ricordare almeno il capolavoro “Open Your Heart” del 2012, ad oggi insuperato. Bel colpo soprattutto per l’etichetta londinese, versatile come non mai negli ultimi tempi: da Tess Parks a The Underground Youth passando per i Black Lizard si può gustare ogni faccia del rock’n’roll (malato).
“New York City” è l’LP che tutti si aspettavano da parte di The Men dopo la sbandata country di “Mercy” e un ritorno al rock più sporco e abrasivo degli esordi della band guidata da Nick Chiericozzi e Mark Perro, come pienamente dimostrato dai singoli “Hard Livin’” (in fissa con gli Stooges di “Raw Power”) e “God Bless The USA” (ovvero quando i Thin Lizzy incontrano i Japandroids). Risultato di una registrazione analogica dal vivo su due tracce presso il Travis Harrison studio di Brooklyn, con Rich Samis alla batteria e Kevin Faulkner al basso a dare il loro fondamentale contributo.
“The New York City album was revised, reorganized and shaped until it became clear that things fall into place like the hammer driving the nail or the scythe’s swipe through the tall grass. These songs became the blood of the band as the band could only exist for and of these songs. Without making this record, the group would not exist, so there really wasn’t another option.” Il chitarrista e songwriter Mark Perro così descrive la gestazione del nono lavoro di The Men, quando nel 2020 i loro brani inediti sembravano destinati a un trattamento per sola drum-machine. Meglio così, perchè gli episodi salienti sono in realtà quelli “debitori” del garage-blues visionario di Beasts Of Bourbon e Thee Hypnotics quali “Eye” o “Round The Corner”, e non ci sarebbe stato artifizio che tenga.
“New York City is fluid. It means a lot of different things to all kinds of people. We present the record in that spirit.” Varia come la formula della raccolta, che alterna i ganci power-pop alla Cheap Trick di “Echo” alla ballad grungy in stile Mark Lanegan per “River Flows”. Al netto di un singolo troppo vicino al Neil Young di “Ragged Glory” (“Anyway I Find You”), se avete amato “Live at Max’s Kansas City” di Johnny Thunders & The Heartbreakers non lasciatevi sfuggire questo ruvido dischetto.
72/100
Foto in home della band cortesia di Fuzz Club