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In una metamorfosi audacemente postmoderna, Yves Tumor si rinnova ancora una volta con il nuovo capitolo di questa fase della sua carriera, “Praise a Lord Who Chews but Which Does Not Consume; (Or Simply, Hot Between Worlds)”. La sua vena di creatura mutaforme, che sembra attingere dalla tradizione di rinnovamento creativo di David Bowie, emerge in un’odissea uditiva che spalanca le porte a uno stupefacente teatro del bizzarro.
L’album è un mosaico poliedrico di generi e influenze, un’orgia di intuizioni ed idee che si mescolano in un’estasi neo-psichedelica di post-punk Wire-esco. “Praise a Lord” è un’antologia sonora in cui il sublime e il terribile si tengono per mano in una danza serpentina. La voce androgina di Sean Bowie emerge come una sirena in un mare di sintetizzatori, batterie elettroniche, ed enigmatiche sonorità darkwave. Nei momenti più teneri ci guida in un labirinto di delicatezza malinconica (“All the tears I’ve cried, I’ve learned to hide“), dove le sue note fluttuano lievi come un sospiro su uno sfondo di chitarre acide e glaciali.
Nell’apertura del disco, “God is a Circle”, Yves Tumor crea una trama esistenzialista tessuta di intersezioni e cicli. “God is a circle, it’s all around me” suggerisce una concezione di divinità ubiqua e permeante. Un pezzo come “Fear, Evil, Like Fire”, invece, sonda l’oscurità e le paure che lo (ci?) tormentano, evocandone la forza distruttiva, quasi invitandoci a fare i conti con questi demoni, a scrutare l’ignoto, perfino a trarne forza.
Yves Tumor, in un’audace danza esistenziale, si confronta con l’alienazione, la ricerca dell’io e l’autodefinizione, senza mai disconoscere il ruolo dell’amore e della carnalità nella sua sinfonia. “Praise a Lord” è un’esperienza di ascolto che irretisce l’ascoltatore, trascinandolo in un buio e concettuale film di fantascienza. Tramite la sua visione musicale ed autoriale, l’artista nato a Miami abbraccia l’intensità del surreale, sguazzando in uno stagno di emozioni liminali, dalla commovente introspezione alla disorientante astrazione, fino ad un’estrema catarsi e vulnerabilità finale.
Si discute incessantemente di un “post-punk revival” in corso, invocando numerose band contemporanee per incarnare questa presunta rinascita. Tuttavia, potremmo osare affermare che Yves Tumor sia, in effetti, la gemma scintillante e incontestata di questo fenomeno?
83/100
(Carmine D’Amico)
Foto in Home di Isabella Corderas