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Torna Vipra, con un nuovo album dal titolo piuttosto eloquente, “MUSICA DAL MORTO”, in uscita il 14 aprile 2023 su Asian Fake/Sony Music, che raccoglie in meno di mezzora dieci tracce, ciascuna dedicata a un artista scomparso. Da Mango a Dimebag Darrell, passando da Tenco a Mia Martini e Mark Sandman dei Morphine, non immaginatevi un tributo o un requiem ma piuttosto, in pieno stile Vipra, riferimenti caustici, cinici e sociali alla loro esistenza, alla loro scomparsa, e a come il pubblico e l’opinione pubblica ne hanno interpretato e banalizzato il senso e il significato.
L’autore fattosi conoscere come membro del collettivo post-trap Sxrrxwland e poi col debutto solista “Simpatico, Solare, In cerca di amicizie”, dà una sferzata decisamente post-punk e punk-rock senza troppi filtri e compromessi, sula scia della nuova ondata internazionale che con artisti quali Idles e Turnstile ha riportato decisamente in voga certe sonorità (e non a caso aprirà ai Viagra Boys al Rock Beach Festival di Bellaria, il 20 agosto al Beky Bay).
“Fuori da proteste e provocazioni più simili a spot, la musica in Italia è sempre più innocua e lontana dal suscitare dibattito”, spiega Vipra nella release. Non a caso, avvertendo la necessità di un approccio il più possibile spontaneo e indipendente, Vipra ha volontariamente rinunciato a produttori e featuring e ha lavorato alla realizzazione di “MUSICA DAL MORTO” con i tre INUDE Giacomo Greco, Flavio Paglialunga e Francesco Bove e con Peppe Petrelli.
Per mettere a fuoco il disco che troverà estimatori imprevedibili legati a quelle sonorità e al loro revival, Vipra ha ripercorso con noi 7 storici progetti musicali segnati dalla scomparsa di un componente che hanno ispirato il suo percorso musicale e la sua esistenza.
Misfits (Joey Image, 1957-2020)
Ho scelto l’unico membro morto dei Misfits, Joey Image perché volevo omaggiare la band con una delle storie più conflittuali del passato recente. Tra cambi di formazione continui e una discografia che trovo totalmente caotica, (a volte fino al punto da cedere il passo all’estetica più che alla musica) ho sempre pensato che i Misfits provassero verso se stessi lo stesso fastidio che rivolgevano al mondo esterno, e ho molto apprezzato questo modo di manifestarlo più o meno volontario. Io sono un grande amante dei B Movie (specialmente horror) e vederlo combinato con quella specie di rockabilly impazzito non poteva che farmi innamorare, quindi ho provato a riportare un po’ di quelle immagini grottesche nel brano.
Sex Pistols (Sid Vicious, 1957-1979)
Trovo che i Sex Pistols, in particolare Sid Vicious, e la loro parabola umana e artistica siano inquietantemente contemporanei: un progetto il cui nucleo è“social” in ogni sua manifestazione quarant’anni prima che i social esistano non è “avanti”, è direttamente paranormale. L’autodistruzione di Vicious è stata così gratuita e totale che ha esercitato un fascino sopravvissuto intatto allo scorrere del tempo, ma era soprattutto la sua componente oziosa, quasi inutile che mi interessava: l’ideale per un brano che parla di estetica e masochismo emotivo.
Pantera (Dimebag Darrell 1966-2004)
Fino a pochi anni fa non esisteva la fissa di fare fact checking su qualsiasi cosa ti dicessero. Oggi racconti una cosa per fare conversazione e il tuo interlocutore tira fuori lo smartphone e si mette a controllare tutti i dettagli come se fosse il direttore del CICAP, tanto per farti sentire sotto processo. Quando mi raccontarono che Dimebag era stato ucciso durante un live da un suo vicino di casa che era esasperato dal sentirlo provare di continuo non solo ci credetti subito, ma mi sembrò una storia fighissima, come quella di “Five Minutes Alone” secondo cui Phil Anselmo era stato funzionalmente morto per cinque minuti e al ritorno sulla Terra aveva scritto quel pezzo. Poi cresci, ti fanno vedere i
canali di questi debunker professionisti tutti uguali con gli occhiali e la barba e scopri che la realtà non risparmia nessuno, che Dimebag l’ha scoppiato un ex militare convinto che gli avesse copiato delle canzoni e che Anselmo ha scritto quel brano perché aveva litigato col padre di un fan.
Morphine (Mark Sandman 1952-1999)
Anni fa uscivo con una ragazza di cui ero stato innamorato per anni (non scherzo, parlo di qualcosa come un decennio) perché aveva improvvisamente cominciato a manifestare una specie di interesse nei miei confronti. Una volta mentre chiacchieravamo di musica mi disse “assurdo che Sandman dei Morphine sia morto in Italia, ci pensi mai?” e io che non avevo idea di chi stesse parlando ovviamente finsi che sì, fosse veramente una cosa assurda che il buon vecchio Sandman avesse stirato le zampe a Palestrina nel ‘99. Tornato a casa, per evitare di fare una figura di merda a seguito di un eventuale approfondimento sulla mia inesistente conoscenza dei Morphine, decisi di leggere un po’ di roba su di loro e ascoltare gli album. Penso che poche volte una storia (pure così priva di dettagli e avvolta nella nebbia delle congetture) mi abbia così tanto affascinato come quella di Sandman (e il suo cognome gotico/ glam/ dio sa cosa) e che
poche volte un disco mi abbia colpito come “Cure for the pain”.
Prodigy (Keith Flint, 1969-2019)
Keith Flint e i Prodigy erano in tutto e per tutto la perfetta incarnazione di un sound che ho sempre trovato magico a un livello ancestrale. Mi faceva impazzire persino quel cognome che sembra il suono di una lama sguainata, con quella singola “i” altissima, e quello così suggestivo del suo gruppo, che mi faceva pensare a miracoli tecno-organici, a stregoni che fabbricavano misture psichedeliche con una console in una caverna infestata di pipistrelli. La morte di Keith Flint mi ha colpito perché è stata inaspettata, perché è ancora poco chiara, perché fino a poco prima parlava del rapporto con il figlio e la musica che ascoltano le nuove generazioni, con una curiosità che mi ha lasciato convinto del vuoto incolmabile che una perdita del genere lascia nel panorama artistico contemporaneo.
Beastie Boys (Adam Yauch 1964-2012)
I Beastie Boys sono uno dei miei tre gruppi preferiti di sempre, l’ho detto un milione di volte, quindi una di più non penso faccia male. Quando MCA morì per me non se ne andò solo il mio membro preferito del trio, quello con la voce più bella di tutte, quello con l’attacco più migliore in “Ch-check it out”: coincise con la fine di una fase della mia vita, e l’inizio di quella in cui cominciamo a muoverci nel mondo degli adulti. Anche se non ha senso, o importanza, dedicare una traccia a MCA è il mio modo di ringraziare lui e i Beastie per essere stati così centrali nella mia formazione artistica.