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Le sale di Palazzo Fabroni, sede del Museo del Novecento e del Contemporaneo di Pistoia, ospiteranno dal 20 Maggio al 25 Luglio 2023 “Mezz’aria. La strana apertura della ricerca sonora”, esposizione collettiva di opere di sound art curata da NUB Project Space e Gabriele Tosi.
“Mezz’aria” si inserisce in un solco tracciato dall’azione più che decennale di NUB, attentissima a intercettare e promuovere pratiche inerenti alla ricerca sonora e alla musica contemporanea e sperimentale, che ha reso la cittadina toscana uno dei principali poli di interesse a livello nazionale tra gli interessati alla ricerca musicale con un programma ricchissimo di concerti, residenze, installazioni e workshop.
“Mezz’aria” si pone come punto medio di un progetto partito nel 2020 promosso da NUB Project Space, “Licheni”. Una serie di lavori concepiti per una piattaforma web, durante i difficili anni della pandemia, che ora vedono uno sfogo anche nel mondo reale, includendo anche altri artisti che verosimilmente prenderanno parte alla seconda edizione del progetto.
E dato che “non c’è più nulla di raro che un progetto”, per citare Napoleone Bonaparte, ho rivolto alcune domande a Francesca Lenzi e Federico Fiori, i due nomi dietro a NUB Project Space.
La mostra “Mezz’aria” rappresenta il punto di arrivo di un progetto, “Licheni”, partito ben tre anni fa. In che modo avete lavorato con gli artisti che hanno presentato questi lavori virtuali e come questa piattaforma web si inserisce nella ricerca che portate avanti?
Anche se Licheni nasce nel 2020 in piena emergenza covid, ed è stata quindi una risposta
immediata all’impossibilità di organizzare eventi in presenza, abbiamo sempre pensato che fosse
un progetto funzionale alla proposta culturale che stiamo portando avanti con Nub, per questo
abbiamo continuato a produrre lavori per questa piattaforma fino ad oggi e continueremo senz’altro
a farlo.
Consideriamo Licheni un laboratorio, un vero e proprio spazio di ricerca e sperimentazione, all’interno del quale, grazie alla modalità virtuale, gli artisti coinvolti possono intraprendere approcci e percorsi distanti dalla loro pratica abituale. Da parte nostra non c’è mai stata nessuna richiesta specifica, quello che ci interessa, è lasciare la libertà ad ognuno di sviluppare la propria ricerca personale ma nei limiti (e nelle potenzialità) di uno spazio virtuale. Non consideriamo Mezz’aria un punto di arrivo del progetto Licheni, che come detto continueremo a sviluppare, preferiamo definirlo un punto di passaggio o semplicemente un attraversamento dallo spazio virtuale allo spazio fisico in modo strano come il sottotitolo suggerisce.
Tra i protagonisti della collettiva si trovano tanti nomi che proprio negli ultimi anni hanno suonato a Pistoia grazie a voi, rendendo la città uno dei poli più attivi nel panorama toscano e nazionale per quel che riguarda la musica di ricerca e sperimentale. All’interno di “Mezz’aria” gli stessi nomi si presentano sotto un’altra veste, ovvero non quella del musicista-performer quanto in quella di sound artist. Quali punti in comune trovate tra queste due modalità espressive?
La ricerca artistica attraverso l’utilizzo del suono è sempre alla base di quello che ci interessa, non è importante in quale forma o contenuto. Non ci piace chiudere all’interno di categorie o etichettare in generi predefiniti gli artisti, troviamo molto più interessanti i lavori che hanno forme ibride, fuori formato. Ovviamente una performance live non è la stessa cosa di un’istallazione, ma nella ricerca di unx determinatx artista le due cose possono procedere parallelamente ed intrecciarsi. Nel caso di Mezz’aria l’attenzione è rivolta alle pratiche installative ma nel corso dei due mesi di apertura ci saranno diverse occasioni durante le quali saranno presentate performance live.
L’aspetto che più mi salta agli occhi, nel pensare a questa mostra, è la riflessione del suono
nello spazio e come questo può modificarne la percezione. Sono curioso di sapere come
avete lavorato per la creazione di questi spazi sonori all’interno di un luogo con una forte
identità come Palazzo Fabroni, e la vostra opinione del ruolo del suono nello spazio pubblico.
Il suono è una costante della nostra vita quotidiana ma difficilmente ci prestiamo attenzione, sottovalutiamo quanto in realtà ci influenzi e quanto potrebbe cambiare il nostro relazionarci con quello che ci circonda. Nonostante i sound studies dagli anni 50 ad oggi abbiano dimostrato quanto sia importante l’attenzione verso il mondo sonoro quasi mai è un aspetto tenuto in considerazione nella progettazione di edifici o di interventi di riqualificazione nelle città. Anche per questi motivi riteniamo sia rilevante dare importanza alla ricerca, artistica e non, a questo ambito; questo è uno dei motivi per cui tra gli eventi collaterali di Mezz’aria ci sarà una conferenza incentrata proprio su questi temi.
Parlando della mostra, fin dall’inizio, ci siamo immaginati Mezz’aria come un essere unico ma multiforme, dove il performer lascia lo spazio del protagonista al pubblico che la visita. Abbiamo cercato di organizzare i suoni, le forme e gli spazi in una sorta di partitura con lo scopo di creare una relazione tra i diversi lavori, cercando di piegare a favore dell’ascolto le sale di Palazzo Fabroni, che dal punto di vista acustico sono molto difficili.
La mostra, che vedrà la luce con un opening pubblico venerdì 19 Maggio, vede ospitati alcuni dei nomi più interessanti legati alla ricerca in Italia, tra affermati ed emergenti. Marco Baldini, Elena Biserna, Luca Boffi, Andrea Borghi, Francesco Cavaliere, Stefano De Ponti, Nicola Di Croce, Giulia Deval, Alessandra Eramo, Renato Grieco, Riccardo La Foresta, Enrico Malatesta, Chiara Pavolucci, Leandro Pisano, Diana Lola Posani e Francesco Toninelli saranno i protagonisti di questa collettiva che riflette sul ruolo del suono negli spazi e nella nostra vita.
Gli artisti saranno presenti anche in eventi collaterali nel corso dei due mesi di esposizione; in primis Renato Grieco (kNN) che si esibirà proprio nella serata di apertura. “La scrivania è un oggetto scenico che indica l’attitudine performativa di Renato Grieco, a cui è affidato il momento inaugurale della mostra. «Il mio lavoro ha molto poco a che vedere con la cosiddetta ‘ecologia acustica’. Credo nello spreco assoluto e nel carnascialare. Considero l’ascolto come un’attività cognitiva di per sé, che influenza l’intelletto e il corpo con la sua propria semantica, il suo humor e la sua natura tragica.» In Lip-stink, Grieco veste e sveste i panni di altrx artistx in mostra, prestando loro la voce e viceversa, passando dal pieno entusiamo di un fanatico alla freddezza di un burocrate dattilografo, al quale l’ufficio comicamente rimanda”.
Ad affiancare la curatela dei due membri di NUB si è aggiunto Gabriele Tosi, curatore indipendente pistoiese attivo dal 2010, che si è occupato della parte di creazione della mostra. Ho dunque raggiunto anche lui, rivolgendogli sempre qualche domanda.
Da esterno rispetto al mondo dell’arte mi sembra che opere che comprendano una parte sonora, che siano installazioni temporanee, permanenti o attraverso altri tipi di pratica, vengano presentate solo a partire dal ‘900. Ma quando è davvero che le opere di sound art cominciano a far parte del mondo dell’arte?
La sensazione è che in certi momenti e in certe latitudini la separazione tra visivo e sonoro fosse meno netta. Quello che è cambiato, nella storia dell’arte a cui ti riferisci, è il modo in cui i diversi medium si riproducono. Ma credo che le cose stiano tornando a miscelarsi. In Mezz’aria, ad esempio, molti lavori sonori hanno una forma prettamente visiva.
E invece, che ruolo ha oggi l’arte sonora all’interno del mondo dell’arte contemporanea?
Credo che le riflessioni monomediali siano destinate a scomparire nell’opera come oggetto ma che diventeranno sempre più importanti a livello di pensiero, progettazione e percezione. Personalmente sono affascinato dalle ricerche che parlano utilizzando il medium sbagliato.
Quali percorsi avete seguito per l’organizzazione di “Mezz’aria”, e cosa dovrebbe aspettarsi un visitatore che non ha una profonda conoscenza della materia?
La “strana apertura”, anche evitando cuffie e separazioni fra le opere, cerca di superare le abitudini individuali della percezione. Attraverso il coinvolgimento attivo di tutte le figure coinvolte, gli interventi artistici sono infatti modulati in favore della compresenza, dando luogo a miscele inattese e generando oggetti atmosferici provvisori che collocano la sostanza artistica a mezz’aria, tra interno ed esterno, tra intimo e collettivo. La mostra si offre attenuando al minimo l’invasività dei fenomeni acustici e visivi, ricollocando l’interazione in universi ludici e approcci umanizzati, alleggerendo l’ossessione del piacere personale in forme leggere di decisionalità collettiva. Le persone in visita sono invitate ad attraversare Mezz’aria cercando andature e pause proprie, muovendosi per rapportarsi con l’alterità e inventando modi propri per sentirsi parte di ciò che sta nel mezzo. Mezz’aria costituisce sei microclimi. L’incantesimo è una voce preziosa intrappolata nella materia. In Passo incrociato le persone in visita sono chiamate a mosse ibride e non lineari. In Futuro antico, la coscienza sonora ripensa il contatto con gli altri regni, esplorando le potenzialità del rudimentale e della ruralità. Il bambino e la caccia descrive le regole pagane della pratica sonora, fra gioco e silenzio. Magia bianca e magia nera è il rito profondo del suono che, attraverso simboli e travestimenti e altre grafie, prolifica sumblimando il corpo. Ufficio linguaggi smarriti, infine, ribadisce con comicità e leggerezza l’importanza di aver cura politica della voce e della luce.
Credendo fosse importante confrontarsi anche con il pensiero degli artisti, ho infine contattato Francesco Cavaliere, musicista, scrittore e artista visivo tra i protagonisti della prima edizione di “Licheni”. Nei suoi lavori queste pratiche tendono a incontrarsi, rendendo ogni incontro con la sua arte qualcosa di unico e particolare.
In “Piante delle dune”, il lavoro che hai presentato per la piattaforma web “Licheni”, si partiva da un luogo preciso, le spiagge di Marina di Donoratico, per riuscire a riportare una visione poetica in un non-luogo, la pagina web. Cosa rimane allora dell’immagine originale, dopo questo processo di traduzione?
Rimane un vuoto,un tempo ben definito, di crescita, di sviluppo e di fine. Se le osservi quotidianamente le piante delle dune possiedono un ciclo di vita ben visibile; misurabile in poco tempo. Lo sbocciare quasi alieno dalla sabbia che fruscia, il fiorire e appassire come la spuma delle onde.
Qual è il tuo pensiero riguardo alla pratica dell’installazione sonora?
Il suono c’è e non c’è… cerco di trascenderlo, raccontarlo senza per forza farlo ascoltare.
Pensi che il suono debba dipendere dallo spazio in cui si innesta, oppure che si debbano riuscire a sposare per creare la percezione di uno spazio completamente nuovo e a sé stante?
Mmm non saprei sai… nei luoghi il rumore e i suoni già esistono che lo si voglia o no, non sempre sento la necessità di aggiungerne altri.
L’architettura ne è colma. Se decido di farlo, di inserirmi, allora devo creare un fenomeno preciso, un’apparizione, qualcosa che prende vita. Una volta che si è manifestata, in funzione e presente vorrei fosse percepita come una forma altra, non si deve per forza armonizzare con il posto, deve rimanere una forma sconosciuta, una sorta di U.S.O (unidentified sound object). Diversa invece è l’amplificazione di un luogo.
Come immagini il tuo paesaggio sonoro ideale?
Vorrei poter ascoltare tutti i suoni del paesaggio in cui mi trovo con almeno 13 secondi di silenzio tra un suono e un altro, nessuna sovrapposizione sonora eccetto che per il frantumarsi del legno e il vento sulle foglie se c’è… quelli possono andare a unisono.
Come credi debba essere ripensato il rapporto tra musica e suono con la vita metropolitana?
Tutti i suoni che esistono ma con almeno 13 secondi di silenzio tra un suono e un’altro.
Per maggiori informazioni, vi rimandiamo al sito ufficiale di “Mezz’aria”.