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I Whatitdo Archive Group, ensemble di Reno (Nevada) dedito a sonorità funk e dal mood cinematografico, tornano con il nuovo album “Palace Of A Thousand Sounds” per la milanese Record Kicks a due anni dal brillante debutto “The Black Stone Affair”. Dopo aver affascinato con quell’esperienza, sorta di colonna sonora perduta di un immaginario Spaghetti Western degli anni 70, la formazione guidata da Alexander Korostinky esplora oggi il mondo dell’exotica, viaggiando da una stanza all’altra del loro palazzo sonoro e fornendo scorci su mondi reali ed immaginari.
Le registrazioni su bobina hanno avuto luogo presso gli Archive Group Studios di Reno, con Alexander Korostinky al basso, Mark Sexton alla chitarra e Aaron Chiazza alla batteria menti del progetto. Con loro un’orchestra di 16 elementi e l’arrangiatore di fiati Louis Robert King, pluripremiato compositore di musica da film che ha lavorato tra gli altri con Janelle Monae, The Monophonics e Kelly Finnigan. In “Palace Of A Thousand Sounds il funk cinematografico del trio si mescola a sonorità lontane, tra Tropicalismo e sapori del lontano Oriente, in un prodigioso mix di sonorità che toccano anche lo sci-fi alla maniera dei Calibro 35 in “Astral-Desia” e la library music italiana quanto l’opera di Les Baxter (tra le perle nella loro collezione di vinili) per “Sun Harp”.
“Beyond The Crimson Veil”, ultima canzone scritta da Korostinky per il disco, ha una genesi che esemplifica l’intero lavoro: “L’intenzione è di attirare l’ascoltatore sulle note tipiche di un disco di “Exotica”, magari uno di quelli che si trovano ai mercatini per un dollaro. Questa tipologia di album è scritta quasi esclusivamente in tonalità maggiore. Qui, al contrario, la tonalità chiave passa da maggiore a minore grazie anche alla linea di basso ispirata a “Quiet Village”, brano del 1959 di Martin Derry. E così all’improvviso all’inizio del secondo atto del brano si è trasportati in un groove ethio-jazz. L’abbiamo concepito come un gancio per l’ascoltatore, che entrando nel “Palazzo” sarà accompagnato da un velo misterioso per l’intero trip, ignaro di cosa potrà incontrare.” Una ricchezza garantita da strumenti desueti come arpa a pedali, baglama saz turco, vibrafono, flauto – da paura l’assolo di Lucas Arizu in “Mirage”, con la bossa venata di soul di “Iron Tusk” tra i picchi del disco.
Il tutto unito a un affinità con i Surprise Chef da Melbourne e la Menahan Street Band di Charles Bradley, oltre alla devozione per Quentin Tarantino e la scena Bollywood, rende il secondo disco a firma Whatitdo Archive Group imperdibile per cacciatori di bellezza, groove e atmosfere mozzafiato.
72/100
Foto della band cortesia dell’etichetta