Share This Article
Nel 1977 Brian Eno e David Bowie si incontrano in uno studio di registrazione, ascoltano “I feel love”, il brano appena uscito di Donna Summer ed entusiasti ed increduli di quanto è appena entrato nelle loro orecchie commentano “questo è il sound del futuro!”. L’artefice di tale incredibile produzione è Giorgio Moroder, che da quel momento in avanti diventerà un vero re Mida del pop, tra hit singles che inondano le dance-floor di mezzo mondo e colonne sonore da Oscar.
Per tutti è l’uomo che ha portato l’elettronica nel pop. Ma come ogni grande storia che si rispetti, tanto successo non viene dal nulla. Il talento di Moroder è qualcosa che è sbocciato in maniera graduale, da quando negli anni ’60 si dilettava a suonare la chitarra in alcune misconosciute band da balera, passando quindi per le prime composizioni in pieno stile bubblegum.
Originario di Ortisei, nel Trentino, passa in realtà molta della sua giovinezza in Germania, per la precisione a Monaco, dove nel 1971 apre i Musicland Studios. Un giorno gli accade di incontrare un giovane compositore di musica classica che possiede un vero sintetizzatore modulare Moog, uno dei pochi che all’epoca si trovavano in Europa. Moroder lo prova e se ne innamora. Non può permettersene ancora uno, così lo prende in affitto dall’amico.
È a quel primo periodo di sperimentazioni che dobbiamo far risalire la produzione di questo album, pubblicato nel 1975 sotto lo pseudonimo di Einzelgänger e dal titolo omonimo. “Einzelgänger” è una parola tedesca che potremmo tradurre più o meno in “lupo solitario”. Quello che ci si immagina ascoltando per la prima volta questo strano album è proprio l’immagine di un nerd chiuso in studio, completamente concentrato sul suo sintetizzatore e tutto l’armamentario elettronico a disposizione.
Il disco è un lavoro poco conosciuto nella discografia del talentuoso producer, ma rappresenta un punto di snodo importante nella sua evoluzione artistica. È il punto di collegamento tra Moroder e quel mondo di sperimentazioni e avanguardie che in quegli anni spopolava in Germania e i critici musicali anglosassoni hanno, in modo un po’ bizzarro, denominato Krautrock. Questo album viene realizzato quasi in contemporanea al periodo in cui i Kraftwerk pubblicano “Autobahn” e “Radio-Activity”, i primi dischi della band in cui l’elettronica abbraccia un suono più pop e orecchiabile. Sembra quindi che Moroder abbia voluto dire la sua in merito e dobbiamo ammettere che alla fine sia riuscito a farlo in modo egregio.
I brani sono caratterizzati da sequenze di bassi synth e, nelle parti cantate, da un uso massiccio del vocoder, come emerge anche in “Einzelgänger”, la composizione che apre e chiude l’album in due diverse versioni. “Aus” e “Liebes-Arie” presentano misteriose ed evocative melodie adagiate su di una minimalissima drum machine.
Se non fosse come “immersa” nel mare dell’effettistica e dell’arrangiamento elettronico, “Warum” sarebbe potuta essere una canzone pop orecchiabile come tante. “Percussiv”, e “Basslich” sono esperimenti sonori il cui tema musicale è facilmente intuibile dal titolo stesso, ma in “Good Old Germany” abbiamo l’ennesima prova del talento melodico del musicista altotesino, che nonostante tutto, lascia sempre l’ascoltatore con qualcosa da fischiettare, anche in un contesto così particolare. “Untergang” è un brano che, invece, molti adepti della cosiddetta elettronica indie degli ultimi anni non disdegnerebbero.
Si può dire che “Einzelgänger” è un LP che indubbiamente non sfigura posto accanto a quelli di Klaus Schulze, Tangerine Dream, Cluster e La Düsseldorf e tuttavia, lungi da essere un lavoro derivativo, riesce a creare delle atmosfere uniche e particolari, forse anche grazie a quello spirito “pop” che, un po’ come la mano con la lettera che emerge dal mare disegnata sulla copertina, è sommerso dalle acque elettroniche, ma raggiunge in qualche modo l’ascoltatore.
Aspettando una vera e propria ristampa ufficiale, l’album si può ascoltare per intero sulla pagina di Giorgio Moroder su Soundcloud al seguente link.
(Eulalia Cambria)