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Piazza piena per il grande musicista internazionale e la sua Wedding & Funeral band nel piccolo borgo termale, 12 luglio 2023 – il racconto della serata
Lo ammetto: sono di parte, lavoro a Bagno di Romagna ed ho contribuito alla realizzazione dell’evento. Ma credo di essere piuttosto oggettiva nel dire che il concerto di Goran Bregović e la sua Wedding & Funeral Band, un grande artista internazionale nel piccolo borgo termale, è stato davvero un evento memorabile, che rimarrà impresso nella storia di questo angolo di Appennino e nel cuore e di tanti.
Piazza Ricasoli comincia a scaldarsi verso le 20. E’ da poco finita la S. Messa nella vicina millenaria Basilica di S. Maria Assunta – sapientemente incastrata tra la fine del sound check e l’inizio della serata. La Banda Santa Cecilia, banda di paese energica e appassionata, si è offerta di aprire la serata con pezzi moderni e coinvolgenti, tra cui Kalashnikov, in onore di Bregović (con il suo placet, ovviamente – lui nel frattempo sta mangiando la pizza nei camerini allestiti in biblioteca, nel palazzo rinascimentale a pochi metri di distanza, forse sorride ascoltando la banda e sorseggiando un Jack Daniel’s…).
Un migliaio di persone ha invaso serenamente la piazza, chiusa ai 4 lati e trasformata in arena all’aria aperta. Il buio scende, l’attesa sale. Verso le 21.15 squilla una tromba, ma il palco è vuoto… dal fondo della piazza – non si vede perché è basso, ma si sente eccome – avanza il primo trombettista, un buffo personaggio che sembra uscito direttamente da un film di Kusturica, e poco dopo, sul lato opposto, altri musicisti si fanno strada tra la folla verso il palco, dove compaiono anche due splendide ‘matrioske’, con vestiti tipici, a completare il quadro. Trombe, tromboni, grancassa, clarinetto, sassofono e voci bulgare: ci sono tutti, manca solo lui. Ed eccolo che sale sul palco, rigorosamente vestito di bianco – a parte le scarpe a punta con fiori azzurri, notevoli – e dà il via al concerto con una energia ‘turbo folk’ che vince facile sul forte vento, che durante i primi due brani fa cadere un paio di microfoni e sventolare il tendone sul povero primo trombettista.
Il comunicato ufficiale del tour parla di “sonorità del folklore slavo, polifonia sacra ortodossa e pulsazioni del rock moderno, strumentisti cresciuti nella tradizione gitana portano in scena un melting pot di stili e generi che spingerà il pubblico verso una dolce trance collettiva”. Ora, io non so se qualcuno sia davvero andato in trance. Di sicuro era una piazza felice, piena di energia e di voglia di ballare; una piazza melting pot come la musica, composta da gente balcanica, che sapeva a memoria alcuni pezzi in lingua, fricchettoni ultrasessantenni amanti del Bregović degli anni ’90, giovani cresciuti a pane e Kalashnikov, e curiosi della musica popolare da tutto il mondo, che hanno apprezzato anche alcuni pezzi in lingua spagnola, del tutto inaspettati.
La piazza si ferma solo un attimo per Ederlezi, una canzone che sembra una preghiera, cantata a cappella o quasi dalle due donne, e poi riparte per scatenarsi sui brani finali; Jeremija, urlando “artiglieria” in duetto con Bregović; la potentissima versione di Bella Ciao – che cantata nella piazza di un borgo posizionato sulla Linea Gotica, dove la Resistenza dei partigiani è stata fondamentale per la Liberazione, ha davvero un suo perché; e l’immancabile pezzo finale, Kalashnikov, uno dei brani più noti di Bregović, che fa tremare i muri del campanile.
Quasi due ore di concerto volate, ballando, ridendo, scherzando, in una piazza felice.
(Caterina Molari)
Con i ragazzi di Retropop Live (quelli del festival Acieloaperto, per capirci) che continuano a portare in Romagna belle serate come queste.