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#my2cents
La storia di “Rich Men North Of Richmond” di Oliver Anthony è spassosa: c’è un tizio sconosciuto che, senza avere contratti discografici alle spalle, pubblica un video su Youtube e social vari l’8 agosto 2023 di lui che canta solo voce e chitarra, nella natura, e inizia a diventare virale: il video riceve oltre 5 milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni, in America debutta al 1° posto della classifica di Billboard e i conservatori iniziano ad utilizzarla per le loro convention, e ciò attira ancora più attenzioni e dibattiti. È una canzone “di destra”?
Il brano viene subito “cannibalizzato”, a destra e manca, sezionato (male) dai giornalisti e tirato per la giacchetta (a caso): in Italia il sito Fanpage, evidentemente riprendendo frettolosamente posizioni emerse negli States, sostiene che il testo “si riferisce alle teorie di QAnon, il complesso sistema di complotti secondo cui le trame del mondo sarebbero guidate da un gruppo di miliardari pedofili e satanisti” e che “esponenti di questo gruppo hanno promosso e guidato le rivolte di Capitol Hill”.
Basta andarsi a leggere il testo per capire che trattasi di una classica invettiva dei poveri contro i ricchi, un po’ generica (e pertanto di sapore qualunquista o come minimo “semplificata”), per cui è davvero strano che sia considerata una canzone di destra (forse perché Oliver Anthony è bianco e rossiccio?) e soprattutto che siano inserite interpretazioni e contesti assolutamente non presenti nel brano. Dove dice: “Ho venduto la mia anima / Lavorare tutto il giorno / Ore di straordinario / Per una paga di merda” e “Mi occuperei dei minatori”: non propriamente delle preoccupazioni da ricchi “di destra”. L’unico passaggio che tira da quella parte è quello sulle tasse (“‘Cause your dollar ain’t shit / And it’s taxed to no end”), ma si sa che negli States tutti – anche tra i progressisti – non vedono di buon occhio la tassazione. Molto particolare poi che il passaggio sul “controllo totale” che vorrebbe avere l’elite (“Just wanna have total control / Wanna know what you think / Wanna know what you do”) sia interpretato in ottica complottistica quando, in epoca digitale e di geolocalizzazione, realmente abbiamo da tempo accettato di donare i nostri dati ai grandi provider informatici, e non c’è bisogno di aver letto “Il capitalismo della sorveglianza” di Shoshanna Zuboff per saperlo.
Bastava leggere bene il testo, ma le polemiche politiche e le prese di posizione superficiale sono sempre dietro l’angolo, soprattutto in epoca di iper-informazione.
Dal canto suo, Oliver Anthony, in un video su Youtube, ha contestato i repubblicani e i conservatori per aver cooptato la sua canzone, perché aveva “scritto quella canzone proprio su quelle persone” e non sulla politica contingente (“Quella canzone non ha nulla a che fare con Joe Biden, sapete?”, ha detto. “È molto più grande di Joe Biden“).
A parere del sottoscritto, il successo di “Rich Men North Of Richmond” di Oliver Anthony è molto facilmente spiegabile: Anthony ha una gran voce, il testo fa presa immediata (nella sua genericità ognuno ci si può ritrovare) e la melodia è molto lineare e pop, con quattro accordi “classici” (MI-/DO/SOL/RE), quelli di “Zombie” dei Cranberries o “Disarm” degli Smashing Pumpkins tanto per intenderci, che sono utilizzati da centinaia di centinaia di brani (vedere la lista qui). Il video “a presa diretta” fa poi molto Tik Tok, anche se a ben guardare è molto studiato (i cani che ascoltano beati). La facilità di viralità di una canzone con queste caratteristiche ha fatto il resto. Tutto qui.
La canzone è così così, ma si capisce che “fa presa”, lui ha oggettivamente una bella voce (anche se personalmente non piace) ed è espressivo: in tutto questo contesto una considerazione banale ma che secondo me è la più importante è che è comunque significativo che nel 2023 un ragazzo con la chitarra acustica che non è nessuno riesca ad arrivare, così, dal nulla, al 1° posto della classifica. Nell’era degli algoritmi, ciò è molto romantico.
(Paolo Bardelli)