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Nel panorama musicale contemporaneo, popolato di artisti che cercano continuamente di reinventarsi, Helena Deland con “Goodnight Summerland” fa un passo indietro per avvicinarsi alle radici della sua essenza artistica. Si tratta di un’opera densa e intima, in cui ogni nota e ogni parola sembrano essere state estratte direttamente dal cuore dell’artista.
Dove “Someone New” oscillava tra toni elettronici e pop, “Goodnight Summerland” si distingue per un suono essenziale, prevalentemente acustico. È palpabile la malinconia che si riflette nelle corde della chitarra, quasi fosse un’eco di ricordi lontani. Sebbene predomini questa vena nostalgica, le tracce non sono uniformi: la varietà di texture musicali e di sottigliezze nel songwriting rendono l’album un mosaico di sensazioni.
Tuttavia, l’album non è esente da critiche. Mentre alcuni brani brillano per la loro genuinità, altri possono sembrare non del tutto rifiniti, come se fossero ancora in cerca della loro forma definitiva.
Il paragone con “Carrie & Lowell” di Sufjan Stevens è inevitabile, ma “Goodnight Summerland” si posiziona in un contesto diverso. Laddove Stevens affrontava il lutto con una delicatezza quasi eterea, Deland lo fa con un crudo realismo, coniugando sincerità e introspezione. Il brano “Bright Green Vibrant Gray” è un esempio lampante di questa maestria: attraverso metafore terrene, Deland riflette sul tempo e sulla memoria, sottolineando la transitorietà della vita. In “Saying Something”, Helena Deland si mette a nudo, evidenziando un desiderio profondo di connessione e comprensione. “Could I say something?”, si chiede, esponendosi al giudizio e mettendo in discussione la sua capacità di comunicare in modo significativo. Questa incertezza non è solo una ricerca di validazione, ma evidenzia la lotta di Deland con l’autenticità, una battaglia tra l’espressione genuina e la paura di non essere compresa. Questo brano, in particolare, rafforza la tematica centrale dell’album: la sfida di confrontarsi con il dolore e la perdita, e l’importanza imperativa di esprimersi nonostante tutto.
In conclusione, “Goodnight Summerland” è un lavoro onesto e profondo, che tuttavia mostra alcune imperfezioni. Mentre è un album che merita sicuramente attenzione per la sua autenticità e la sua capacità di evocare emozioni, manca di quella consistenza e coesione che lo avrebbe reso qualcosa in più. Nonostante ciò, rappresenta un punto di svolta significativo nella carriera di Helena Deland e non vediamo l’ora di scoprire dove la porterà il suo percorso artistico in futuro.
70/100