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Dopo aver anticipato l’uscita del suo nuovo disco con due singoli particolarmente brillanti, “So You Are Tired” e “Will Anybody Ever Love Me?”, Javelin, il decimo album in studio da solista di Sufjan Stevens, è disponibile da oggi ed esce per la Asthmatic Kitty, quarantadue minuti di folk celestiale e poetico che, come lui stesso aveva scritto, rappresenta il ritorno alla sfera cantautorale “tradizionale” cui il cantautore ci aveva abituati in dischi straordinari come Michigan, Seven Swans, Illinois e Carrie & Lowell, per citare in ordine cronologico le opere che più di tutte hanno messo d’accordo critica e pubblico. Va però detto che il lato sperimentale ed elettronico di Stevens, da lui messo in mostra in un disco altrettanto riuscito come The Age of Adz e in molti dei suoi recenti progetti, passati più in sordina anche perché meno efficaci e “centrati” del lavoro appena citato, non è più qualcosa di parallelo – se mai è veramente stato tale – nella sua carriera: i vari universi che Stevens ha toccato, infatti, si schiudono davanti ai nostri occhi anche in Javelin. L’album è una raccolta di canzoni sincere, commoventi, luminose: uno spirito silenzioso si muove nella ostinata “Will Anybody Ever Love Me?”, “Genuflecting Ghost” è toccante e frammentaria, “Shit Talk” procede stratificata e ipnotica, “Everything That Rises” è una preghiera speranzosa e devota, “My Little Red Fox” costruisce il viatico che serve per scavare fino in fondo nell’anima fragile del suo autore e di chi ascolta. Il disco si conclude con una cover di Neil Young, “There’s a World”; a giudicare dal sito setlist.fm il brano, contenuto in Harvest, fu eseguito dal vivo da Stevens nel 2015 alla Massey Hall di Toronto, un luogo particolarmente simbolico per ogni fan del cantautore canadese.
In Javelin convergono alcuni mondi musicali esplorati dal cantautore nel corso della sua carriera: se a trionfare è un folk dolce e poetico, qua e là emergono anche il massimalismo di Illinois e sonorità elettroniche nelle quali si era avventurato in alcuni suoi dischi recenti. Anche i temi che l’album tocca, come l’amore e la religiosità lato sensu, così centrali e vividi in Javelin, sono ricorrenti nell’opera di Stevens. L’uscita del nuovo lavoro è successiva alla notizia che Sufjan aveva diffuso sui canali social qualche settimana fa. In un post corredato da un suo selfie aveva informato i suoi fan di aver intrapreso un percorso di riabilitazione per le proprie facoltà motorie, che aveva temporaneamente perso a causa della sindrome di Guillain-Barré. Javelin è in un certo senso figlio anche di ciò e alla luce di questa terribile notizia assume significati ulteriori, ancora più profondi e laceranti. Non sapremo quando Stevens potrà ritornare sul palco; ciò che possiamo fare è augurargli una rapida e completa guarigione. Nel frattempo possiamo fortunatamente godere di un altro brillante tassello che arricchisce la sua straordinaria discografia.