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Il titolo dell’ultimo disco di Fortunato Durutti Marinetti (pseudonimo artistico del musicista canadese di origini italiane Daniel Colussi), Eight Waves In Search Of An Ocean, sembra quasi una dichiarazione d’intenti: l’oceano come metafora di un grande tutto musicale da trovare e scoprire. I brani dell’album sono, per l’appunto, otto come le “onde alla ricerca di un oceano” evocate poeticamente dal titolo: difficile pensare sia solo un caso o forse no. Nella copertina quasi magrittiana – ricordante a tratti La riproduzione vietata (1937) – del precedente Memory’s Fool (2022) il musicista canadese non si vedeva in volto, quasi a voler dire che l’io artistico non si può mostrare perché è in continuo divenire e non è mai come sembra. Nell’artwork del nuovo album, pubblicato da Quindi Records/Soft Abuse, Fortunato Durutti Marinetti continua a farsi vedere di spalle ma l’immaginario di riferimento cambia: viene citata l’opera fotografica realista – e ancora un po’ magica (in fondo) – realizzata da Tony Frank per L’Enfant Assassin des Mouches (1972), disco caleidoscopico di Jean-Claude Vannier, compositore di colonne sonore, arrangiatore del pop francese e del capolavoro di Serge Gainsbourg, Histoire de Melody Nelson. Il processo creativo di Fortunato Durutti Marinetti riparte, in apparenza, da dove si era fermato con l’album precedente: “Eight Waves In Search Of An Ocean”, l’ultima canzone registrata per Memory’s Fool ma esclusa dalla tracklist (almeno stando all’intervista di Foxy Digitalis di luglio 2022 a Marinetti), diventa il titolo del nuovo lavoro del musicista pur non finendo in scaletta come title-track. Il raggio d’azione di Fortunato Durutti Marinetti, però, si amplia e la volontà manifesta sembra essere quella di allargare gli orizzonti, citare L’Enfant Assassin des Mouches n’è una conferma, d’altronde: le otto nuove tracce di Eight Waves In Search Of An Ocean, registrate dal musicista canadese nel marzo 2022 e prodotte da Sandro Perri (già in precedenza collaboratore di Marinetti), sono sì dei flussi sonori dove le parole, tra spoken word e cantato, fluttuano libere ma questa volta l’anima strumentale dei vari brani sembra arricchirsi di nuove nuance, grazie anche all’utilizzo intelligente che viene fatto di sintetizzatori e drum machine. Ogni parte del tutto, pur nella sua diversità (dai battiti sintetici agli intrecci jazzy), contribuisce a creare un equilibrio compositivo e a raggiungere un’organicità sonora: tanti piccoli mondi musicali in uno.
76/100
(Monica Mazzoli)