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La scorsa domenica gli Antares hanno concluso il tour che li ha visti impegnati in Europa nell’ultimo mese. Per la precisione 20 giorni di date serrate senza un solo day off. E così, in una domenica di metà novembre, all’ora del tramonto che per quel che mi riguarda più o meno coincide con il consueto sunday blues, mi dirigo verso Cesena con i tappi per le orecchie nella borsa. Sì perché dentro la saletta dove si svolgeranno i live non è facile preservare l’udito, se non si è premuniti. Diciannove e trenta puntuali, birretta per aperitivo: comincia l’Heavy Show.
Questo format da un pò di tempo coinvolge band punk/hardcore in una piccola saletta del Magazzino Parallelo, che riporta ad un contesto intimo e sgarbato i live punk, così come è giusto che sia. All’interno di un mini festival che ha coinvolto gli Skulld e i Whoresnation dalla Francia, gli Antares hanno portato un live veloce e aggressivo come al solito, forse anche di più. Così dopo il concerto faccio due chiacchiere con il cantante e chitarrista Yuri, che ha fondato la band nel 2007 e lui mi parla di questo Neuro tour, che per lo più si è svolto in Germania in una decina di date su 18 date in totale. “Sarete sfiniti”, faccio io, che di tour ne ho fatti pochi nel mio trascorso di chitarrista (nelle Winonas, ndr) e di sicuro non ho la stessa resistenza fisica. “Dopo quattro o cinque giorni ti ci abitui”, risponde Yuri – “Essendo l’ultima data, stasera eravamo molto carichi”. E si è sentito, perché non so come sia possibile ma il concerto è stato particolarmente spedito, e comunque i ragazzi hanno di nuovo reso merito ai brani martellanti, precisi, dai riff monotoni e dagli assoli vicini ad un certo tipo di hard rock che mi riporta indietro nel tempo. “Avete un cuore metallaro?” chiedo al chitarrista. “In realtà dentro ai nostri pezzi è per lo più uno spirito punk rock, ma ammetto che a volte le nostre influenze musicali si mischiano, generando qualcosa di vicino al trash metal”.
Che una band mantenga questa attitudine e questa coesione per tanti anni sembra “insolito”. “Qual è il vostro segreto?” mi chiedo. “Fortunatamente abbiamo delle attività che ci permettono di portare avanti i nostri progetti musicali e di alimentarli, come la serigrafia e la stampa di merch per la nostra e altre band, di cui mi occupo personalmente grazie al collettivo Slack di cui fa parte anche Giorgia” e qui entra in ballo lei, conosciuta anche come Cobra, che spesso vediamo in veste di dj ma che si occupa per buona parte delle grafiche e dell’organizzazione di eventi musicali che da tempo animano la zona al confine tra Marche e Emilia-Romagna e che ha visto il coinvolgimento tra gli altri di Giuda, Nashville Pussy, Black Lips, oltre a un sacco di band locali veramente interessanti. A testimonianza che la creatività alimenta altra creatività e genera nuovi stimoli, una lezione dall’underground che tante amministrazioni locali come minimo dormienti dovrebbero imparare.
Perdonate l’amaro in bocca sul finale, sarà qualche residuo del sunday blues.
Locandina in Home: grafiche Cobra
(Caterina Cardinali)